Lo tsunami Boris Johnson è stato implacabile: i Tory, aggiudicandosi la maggioranza assoluta con oltre 360 seggi (secondo le ultime proiezioni), hanno riportato una vittoria schiacciante e regalato al premier conservatore "un mandato forte per andare fino in fondo con la Brexit".
Con 25 seggi ancora da assegnare (su 650) i Tory hanno raggiunto quota 348, ossia 23 in più della maggioranza assoluta (+45). Il Labour si ferma a 201, perdendo 57 seggi. I LibDem sono a quota 9 (-1), Brexit Party a 0 e Snp, il Partito nazionale scozzese, a 46 (+13).
Per i Labour è una sconfitta umiliante che ha costretto il leader, Jeremy Corbyn, ad annunciare che "alle prossime elezioni non sara' a guida del Partito". Festeggia il Partito nazionale scozzese (Nsp), guidato dalla premier Nicola Sturgeon, che punta a 55 seggi, e già rivendica un secondo referendum per l'indipendenza.
"Dobbiamo capire ora che terremoto abbiamo creato, il modo in cui abbiamo cambiato la mappa politica in questo Paese" avrebbe detto BoJo in una riunione con i conservatori, secondo indiscrezioni pubblicate da BuzzFeed. "Dobbiamo affrontare le conseguenze di tutto questo. Dobbiamo cambiare il nostro partito. Dobbiamo essere all'altezza degli eventi, dobbiamo affrontare la sfida che il popolo britannico ci ha assegnato.
I LibDem vanno peggio del previsto (le proiezioni li danno a 13 seggi al massimo) e la loro leader a Westminster, Jo Swinson, non viene rieletta. Così come è stato bocciato anche il leader dei Dup, gli unionisti nordirlandesi, nel collegio di Belfast. Sono due delle vittime eccellenti di una notte che ha ridisegnato la mappa politica della Gran Bretagna e ha aperto le porte ai conservatori nelle roccaforti laburiste.
"Pare sia una grande vittoria per Boris", ha twittato il capo della Casa Bianca, Donald Trump, da sempre grande sostenitore dell'ex sindaco di Londra. E lo è. "Sembra che ai tories sia stato assegnato un nuovo mandato elettorale molto forte per portare a termine la Brexit e unire questo Paese e portarlo avanti", ha dichiarato BoJo celebrando anche la sua vittoria al collegio di Uxbridge-South Ruislip appena riconquistato.
Al partito si fanno avanti le prime ipotesi per l'approvazione dell'accordo Brexit raggiunto da Johnson con Bruxelles: alla Camera dei Comuni il voto potrebbe essere calendarizzato già prima di Natale. È il miglior risultato dai tempi della Thatcher e rende ancora più amara la debacle del Partito di Corbyn che si ferma, nelle migliori delle proiezioni, a 199 seggi, il peggior dato dal 1935. La resa dei conti è già in corso. "E' colpa di un solo uomo, della sua campagna, del suo manifesto , della sua leadership", twitta Siobhan McDonagh, una candidata laburista.
E l'ex ministro dell'Interno laburista, Alan Johnson, deputato uscente, rincara: "Non ho mai immaginato che potessimo scendere sotto i 200 seggi. Questo è Corbyn". E pensare che sono passati solo due anni da quando Jeremy Corbyn veniva festeggiato come una rockstar. Certo hanno pesato molto le accuse di antisemitismo rivolte al suo partito, e certamente anche le critiche reiterate - che il premier Boris Johnson non ha mai mancato di rinfacciargli - di non esser mai stato sufficientemente netto proprio sulla madre di tutte le battaglie, in Gran Bretagna, ossia la Brexit.