Quante cose muteranno (oppure no) con il virus di Wuhan
- Le visite alla Città Proibita sono state sospese per timore di estensione del contagio del coronavirus
Riprogettato perché la sua altezza non teneva conto di certe norme restrittive sullo spazio aereo, il Greenland Center di Wuhan si fermerà "soltanto" a 472 metri contro i 636 previsti. Quando sarà inaugurato, nel 2022, probabilmente il coronavirus che sta allarmando il mondo e che ha bloccato la metropoli della provincia centrale cinese dello Hubei sarà un ricordo pessimo e impallidito.
Come quello della Sars, il coronavirus che fra il 2002 e il 2003 infettò 8.400 persone, mieté 813 vite, turbò gli scambi commerciali cinesi e depresse la vitalità insonne di Hong Kong dove il contagio si concentrò più che altrove. Partì tutto da uno di quei mercati dove gli animali vivi, selvatici e domestici, sono stipati in gabbie e stie sfidando o ignorando elementari precauzioni igieniche.
Fu così per la Sars (e prima e dopo per le epidemie di aviaria), sviluppatasi dalla città cantonese di Foshan; così è stato per il coronavirus di Wuhan. Grattacieli che impennano da terra mezzo chilometro di architettura neofuturista, però affacciati su spuri 'shichang' alimentari di concezione ottocentesca: è facile il risalto con cui la topografia metropolitana racconta i parecchi superstiti contrasti nella Cina di Xi Jinping.
Forse trasmesso all'uomo dai pipistrelli, forse attraverso i serpenti: non è acclarata ancora la mutazione del virus né il suo percorso. Ma memori dell'esperienza Sars, oggi a differenza di allora le autorità sanitarie sono state tempestive. Anche perché questa Cina è diversa da quella.
Sul finire dell'inverno 2003 il virus della Sars fu identificato per primo al mondo dal medico marchigiano Carlo Urbani mentre si trovava in Vietnam: un eroe indimenticato almeno in Italia, il quale per dedizione alla scienza ci rimise la vita. Oggi gli interventi sono stati attivati ovunque quasi subito, e alcuni clamorosi: la chiusura temporanea della Città Proibita e la cancellazione dei festeggiamenti per il Capodanno lunare nella capitale.
Sabato 25 comincia l'anno del Topo di metallo o Topo d'oro e ricomincia un nuovo ciclo duodecimale. Ogni anno lunare ha la sua rappresentazione in uno dei dodici animali tradizionali, che si combinano periodicamente con ciascuno dei cinque elementi o cinque fasi - legno, fuoco, terra, metallo e acqua - della cosmogonia. Sono pertanto necessari sessant'anni perché il Topo, per esempio, trascorra dal legno all'acqua: finisce così un ciclo sessagesimale e ne ricomincia un altro.
Nessun sostanziale cambiamento "sotto il cielo" distingue la Cina di epoca Han, dei Ming o dei Qing da quella di Xi. Non c'è contraddizione fra contemporaneità e tradizione, anzi la prima riconferma la seconda in un reticolo di correlazioni e ricorrenze poco avvertibili nella cultura occidentale, che è basata sulla linearità, piuttosto che sulla circolarità, della storia.
Lingua, alimentazione, medicina s'intrecciano in maniera assai fitta: per esempio al pipistrello, il sospetto portatore primario del virus, è da sempre attribuita simpatia popolare perché il vocabolo che lo designa ('fu' in cinese mandarino al secondo tono, 'fuk' in cantonese al primo tono) è omofono della parola "buona fortuna". Perciò la stilizzata sagoma di quel che è considerato in Occidente un ributtante mammifero era ed è riprodotta su piatti, ornamenti, monili e sempre per questo il pipistrello trova, naturalmente, un posto anche a tavola.
Allo stesso modo, si sa, del serpente, alla cui carne (gustosa e delicata) sono attribuite pure virtù terapeutiche. Al segno del serpente, per inciso, risulta iscritto Xi Jinping, nato in un anno del Serpente (1953) e assurto in un anno dello stesso animale un sessantennio dopo (il 2013) alla presidenza della Repubblica Popolare Cinese. E' lui, il presidente della superpotenza, che ha fra i primi atti rianimato i valori di Confucio - imprescindibile anche in negativo e sempre altalenante nella periodizzazione della storia cinese.
È Xi, il cui mandato è governare tutto quanto è sotto il cielo (dai mercatini alle torri di cinquecento metri), che ha celebrato la figura del primo presidente della Repubblica Cinese, Sun Yat-Sen. Per ribadire che il Paese di Mezzo è "uno solo" (contro Taiwan e contro le velleità di Hong Kong).
Non era comunista, Sun, ma un "padre della patria" condiviso dopo la fine del millenario Impero, il quale nella sua "bibbia" 'I tre principi del popolo' spiegava ai cinesi che anche certe norme d'igiene e di etichetta erano indispensabili per diventare "una grande potenza".
Per dirne una, era il 1905, la regola di non sputare (ma a quell'epoca e almeno fino a metà del '900 il problema riguardò un poco pure l'Occidente). Sarebbe stata davvero applicata, almeno a Hong Kong, soltanto dopo la dura esperienza della Sars. Perchè le pandemie, come le guerre, oltre ai morti producono sempre cambiamenti di costume. Quanti morti farà il virus di Wuhan, e quali cambiamenti, è presto per dirlo.