Le sfingi di pietra del Belvedere sono guardiane silenziose nel parco voluto da Eugenio di Savoia, merlato dallo skyline di una Vienna imperatrice. Vienna è la solenne: nello svettare delle torri della Cattedrale di Santo Stefano, fra lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli e le maestose navate gotiche, nel cuore di una ragnatela di chiese-scrigno.
Ma il progetto di una città moderna sta cancellando qua e là porzioni di edifici dell'800 e simboli dell'età asburgica. I vincoli delle Belle Arti non fermano le demolizioni, e l'Unesco minaccia di cancellare la capitale dai patrimoni dell'umanità.
Lo sfregio del Belvedere
L'ultimo blitz - racconta La Stampa - è avvenuto all'alba di lunedì 5 novembre. Le ruspe hanno cominciato ad abbattere l'ingresso al parco del Belvedere. Giù il portale di legno, giù le colonne laterali, giù le grandi anfore di pietra del XVIII secolo che ornavano, con fiori finemente istoriati, le sommità dei pilastri. Scopo della demolizione: far posto ad una birreria all'aperto. La città di Beethoven e Mozart, con questi continui assalti sta scomparendo.
La capitale che negli anni a cavallo dell'Ottocento e del Novecento era il centro della vita culturale europa con fermenti rivoluzionari in tutte le arti, dalla psicoanalisi di Freud, alla dodecafonia di Schonberg, dagli autoritratti di Schiele alle sinfonie di Malher passando per le silhouette femminili di Klimt e i progetti architettonici di Otto Wagner, cade pezzo a pezzo dopo la speculazione edilizia, smarrisce la sua identità e si ritrova nuda tra le macerie di un passato che non riesci più a capire.
Il "cartellino giallo" dell'Unesco
E proprio mentre l'Austria festeggia trionfalmente i primi 100 anni della Repubblica, l'Unesco minaccia di eliminare la capitale dalla lista del patrimonio culturale dell'umanità. Il centro storico di Vienna, con i suoi grandi edifici barocchi, monumenti e giardini, è stato infatti inserito nell'elenco dei siti Unesco in pericolo a causa del progetto di un grattacielo di 73 metri in pieno centro (nell'area di Heumarkt) che sconvolgerebbe lo skyline secolare della capitale. Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura il limite di altezza di qualsiasi edificio nel centro storico di una città non dovrebbe superare i 43 metri.
Il complesso - spiega il Guardian - ancora in fase di progettazione, si estenderà su un'area di 6.500 metri quadrati (70.000 piedi quadrati) appena a sud del famoso Stadtpark del XIX secolo. La struttura include un enorme hotel, appartamenti di lusso in una torre a più piani, strutture per il fitness e lo sport, una nuova sede per conferenze e una pista di pattinaggio al coperto di 1.000 metri quadrati.
Le scatole di cemento
Solo un paio di settimane fa è stata decisa la demolizione del Donnerbrunnen, la fontana settecentesca nel cuore del centro. L'opera d'arte sarà eliminata a beneficio di un parking sotterraneo. La lista dei misfatti - aggiunge il quotidiano torinese - è lunga e dolorosa. Uno per tutti: la famosa e romantica torre in cui componeva Schubert, sulla sommità di un palazzetto ottocentesco, è stata decapitata e affogata in un fabbricato moderno di cemento armato, che ha sostituito quello antico in legno e mattoni.
E non c'è vincolo delle Belle Arti che tenga. L'ufficio competente ha chiuso gli occhi davanti allo scempio del Belvedere (sfregiato dalle ruspe per una mescita di birra) come a quello di Schubert, ma anche a decine di altri disastri. La capitale dell'impero austro-ungarico demolisce i sui palazzi rococò per sostituirli con le Betonklotze, "scatole di cemento" con soffitti alti 2 metri e 40.
L'Ovp del cancelliere Sebastian Kurz - osserva La Stampa - progetta addirittura di cacciare dal centro le innocue carrozze a cavalli, perché in fondo ci si vergogna del passato, che invece è l'unica cosa di Vienna che interessa al resto del mondo. E i musei storici devono addirittura lottare per non essere trasferiti in periferia.
Tutto ciò che è moderno è bello?
Tutto ciò che è moderno invece è bello; gli speculatori guadagnano, i loro manager fondano partiti, le mazzette corrono, i pacchetti di voti sono blindati: da mezzo secolo occupano interrottamente la poltrona di sindaco i socialisti della Spo. Fino ad oggi per abbattere un palazzo del settecento era sufficiente una comunicazione ai vigili, ora la legge sta cambiando ma solo apparentemente: resterà lecito abbattere tutte le mura, anche antichissime, il cui mantenimento non sia economicamente conveniente.
Freud, Roth e Musil
Anima di questa città erano gli antichi caffè, in cui pellegrinavano perfino ribelli e iconoclasti come Andy Warhol; e ora? Il leggendario caffè Sirk, di fronte all'Opera, è stato sostituito nell'indifferenza generale da una sorta di night club con luci al neon. Di fronte all'Hofburg, la reggia imperiale (espressione dell'autorità asburgica) il Cafè Griensteidl è stato sfigurato da una sciagurata ristrutturazione, ed ora sembra una mensa dell'Ikea e sull'altro lato della strada occhieggia Starbucks.