AGI - L’acqua scorre in modo perpetuo, mentre le immagini riflesse dei grattacieli ricordano il ritorno alla vita e il vuoto lasciato dalle Twin Towers. Alla vigilia del ventiduesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, avvenuto l’11 settembre 2001, il memoriale che New York ha dedicato alle quasi tremila vittime degli attentati terroristici torna a essere il cuore del dolore del mondo occidentale.
Le due enormi vasche costruite là dove una volta c’erano il One World Trade Center e il Two World Trade Center, con i loro 400 metri di piani fatti di vetro, cemento e acciaio, continuano ad avere un effetto ipnotico su milioni di visitatori.
Ci sono molti memoriali negli Stati Uniti per ricordare una tragedia avvenuta quando circa il 28% degli americani non era ancora nato, ma nessuno riesce a trasmettere quel senso di perdita come quello newyorkese. Le due enormi vasche sono luogo di ricordo permanente, il cui scroscio copre le voci dei visitatori.
I nomi di tutte le vittime - comprese quelle del Pentagono, del volo 77 dell’American Airlines e del volo 93 della United Airlines - sono scolpiti nei 152 parapetti in bronzo che circondano il memoriale. Ci sono anche i nomi delle vittime dell’attacco al World Trade Center del ’93, quello che era stato la prova generale di ciò che sarebbe avvenuto otto anni dopo. In tutto, 2977 vittime dell’11 Settembre, e sei del World Trade.
Il progetto si ispira agli antichi giardini persiani ma guarda anche alla vasca-specchio del Lincoln Memorial, a Washington Dc. Vasche ideate sul modello del Ground Zero di New York si trovano in altre zone degli Stati Uniti. Al concorso per la progettazione del memoriale dell’11 Settembre parteciparono più di cinquemila candidati, provenienti da 63 Paesi.
I tredici membri della giuria scelsero gli otto finalisti il 19 novembre del 2003, appena due anni dopo gli attentati. Il 14 gennaio 2004, in una conferenza stampa organizzata alla Federal Hall National Memorial, lo storico edificio di Wall Street con la facciata ispirata al Partenone, venne presentato il progetto vincitore: era quello firmato dagli architetti Michael Arad di Handel Architects e Peter Walker and Partners.
Il titolo era 'Reflecting Absence', riflettere l’assenza. Il loro disegno consisteva in una "foresta di alberi" con due larghe e profonde vasche a formare le "impronte" delle Twin Towers. Le vasche riflettenti sono le cascate più grandi d’America realizzate dall’uomo: simbolizzano la perdita della vita e il vuoto fisico lasciato dagli attacchi.
Lo scroscio d’acqua rappresenta il suono perenne della città, ma allo stesso tempo un’oasi di pace. Ogni minuto sedici pompe idrauliche versano 98 mila litri di acqua riciclata nelle vasche di granito nero. Ogni giorno dell’anno, senza interruzione, con la neve o il sole, i temporali o la luna.
Questo è possibile grazie a un sistema di filtraggio capace di garantire sempre la stessa quantità d’acqua, una controllata inclinazione delle cascate, progettata per evitare che alcune parti delle vasche possano restare asciutte, e deteriorarsi con il passare del tempo. File di querce formano piccole oasi di pace. Tra queste è stato recuperato un albero, che si trovava accanto a una delle Torri, sopravvissuto miracolosamente al crollo dei grattacieli.
Venne sradicato, portato in laboratorio, ripulito dalla cenere, curato e ripiantato. Adesso ospita piccole bandiere americane, e doni di chi ha visitato il memoriale. Vicino a un ramo qualcuno ha lasciato la scarpina di un bimbo. Alcuni visitatori si fanno foto ricordo, mostrando con la mano il segno della vittoria e sorrisi incongrui con la sofferenza del luogo; ma in maggioranza osservano in silenzio, quasi intimiditi dalla maestosità di quel vuoto.
Poi, come avviene dal 12 settembre 2011, giorno dell’inaugurazione, ogni notte, cinque volte la settimana, arriva una squadra di otto persone che per otto ore pulisce il memoriale, accompagnata dallo scorrere dell’acqua.