AGI - Il governo di Benjamin Netanyahu ha annunciato il suo piano di riforma giudiziaria, che cerca di ridurre l'indipendenza della giustizia e aumentare il controllo dell'esecutivo.
Il Governo sostiene che la Corte Suprema si è storicamente immischiata troppo nelle questioni politiche, per cui è necessario porre un limite a tali poteri; mentre i detrattori della riforma sostengono che una magistratura indipendente sia vitale per la salute democratica del Paese, dove i poteri legislativo ed esecutivo tendono a fondersi perché è sempre la coalizione di governo a monopolizzare la maggioranza parlamentare, con un potere quasi assoluto di legiferare.
Questi i punti più controversi della riforma della giustizia in Israele:
1- Elezione dei giudici: il comitato incaricato di raccomandare la nomina dei giudici è attualmente composto da nove membri, tra cui giudici in carica, rappresentanti dell'Ordine degli avvocati israeliano, membri della Knesset e del governo; sicché è necessario un accordo tra tutti per scegliere i giudici.
La riforma proposta dal ministro della Giustizia, Yariv Levin, mira a portare a undici i membri della commissione e a modificare la composizione della commissione: tre ministri e tre legislatori della coalizione, oltre a tre giudici indipendenti e due legislatori della coalizione opposizione; che darebbe al governo una maggioranza di sei membri su undici.
Questa è la versione ammorbidita della legge sulla selezione dei giudici, modificata una settimana fa, poiché la formulazione iniziale dava al governo una maggioranza di sette membri, con potere assoluto nell'elezione e revoca di tutti i giudici, compresi quelli della Corte Suprema. Questa legge dovrebbe essere approvata dalla Knesset questa settimana.
2- Revisione giudiziaria: le modifiche proposte cercano di impedire alla Corte Suprema di rivedere la legislazione, compresa la Legge fondamentale, un corpo di leggi con rango costituzionale. La riforma mira a richiedere che l'invalidazione di qualsiasi legge richieda il consenso dell'80% del collegio dei giudici della Corte Suprema, quando ora è necessaria solo la maggioranza semplice.
Questo è un punto che difendono anche alcuni detrattori della riforma, poiché molti ritengono che la Corte Suprema abbia troppo potere di revocare le leggi, sebbene differiscano nella forma e difendono che per l'approvazione o la modifica di norme di base è necessaria più di una maggioranza semplice leggi in Parlamento.
3- Clausola di annullamento: questo è uno degli aspetti che ha suscitato più polemiche, poiché consentirebbe a una maggioranza parlamentare semplice (61 deputati su 120) di annullare le sentenze della Corte di Cassazione quando implicano l'annullamento o la modifica di leggi.
Gli oppositori della legge vedono questa clausola come una chiara violazione della separazione dei poteri e dell'indipendenza giudiziaria e, quindi, una seria minaccia per la democrazia israeliana. Il disegno di legge che include la clausola annullativa, che consente anche di schermare le leggi dal controllo giurisdizionale, è passato in prima istanza due settimane fa e la sua approvazione definitiva è stata rinviata a maggio, dopo l'interruzione parlamentare per la Pasqua.
4- Consulenti legali dei ministeri: la riforma proposta dal governo mira a riclassificare le posizioni dei consulenti legali dei ministeri, che fino aora erano esperti indipendenti controllati dal ministero della Giustizia, ad avvocati politicamente eletti. Inoltre, i pareri di questi consulenti non saranno più vincolanti ed esecutivi.
In questo modo i rispettivi ministri avranno pieno controllo per scegliere e revocare i consiglieri, il che per i detrattori della riforma implica una chiara politicizzazione dei controlli giudiziari.
5- Ragionevolezza: la riforma mira a limitare la portata del concetto di "ragionevolezza" in base al quale i tribunali possono sottoporre, di propria iniziativa, al controllo giurisdizionale qualsiasi decisione del governo, inclusa la nomina di pubblici ufficiali, sulla base del fatto che ritengano il misure ragionevoli o irragionevoli.
Sulla base di questo criterio, la Suprema Corte ha ritenuto a gennaio "irragionevole" la nomina a Ministro dell'Interno e della Salute del leader ultraortodosso Aryeh Deri, mesi dopo essere stato condannato per frode fiscale e aver evitato il carcere in cambio di un patteggiamento in quello che ha promesso di lasciare la politica.