AGI - Le perfette vacanze invernali in Giappone quest'anno non sono nelle località sciistiche più glamour come Hokkaido e Nagano, ma nella bistrattata Fukushima.
Le autorità regionali cercano di commercializzare le stazioni sciistiche locali e di liberarsi dello stigma che incombe dal disastro nucleare del 2011.
L'industria sciistica di Fukushima era già alle prese con inverni caldi e un calo degli sciatori quando uno tsunami innescò il peggior disastro nucleare dai tempi di Chernobyl. Poi la pandemia ha colpito duramente e la chiusura delle frontiere ha tenuto lontani i turisti per più di due anni.
Il turismo è ripreso normalmente in ottobre e Fukushima sta nuovamente promuovendo in modo aggressivo le sue attrazioni, anche alle fiere del settore a Sydney e Melbourne.
Nel 2019, quasi il 50% dei turisti in entrata ha visitato Tokyo, il 30% è andato a Kyoto e l'8% ha visitato l'estremo nord di Hokkaido. Solo lo 0,3% è andato a Fukushima, che dista appena 90 minuti da Tokyo con il treno superveloce.
Il fondo di investimento statunitense che un tempo possedeva il Bandai Resort ha deciso di vendere nel 2015, convinto che sia improbabile che il turismo torni alla ribalta. Tuttavia, ispirata dal successo di destinazioni sulla neve come Hakuba e Niseko di Nagano a Hokkaido, Fukushima ha cercato di promuovere la sua neve abbondante.
Le autorità regionali hanno condotto una lunga battaglia per mantenere in vita una piccola ferrovia - la linea Tadami - che attraversa una pittoresca gola e che era stata gravemente colpita da piogge torrenziali appena quattro mesi dopo il disastro nucleare.
Solo 49 persone al giorno utilizzavano la parte del percorso colpita dall'alluvione già prima del disastro e l'operatore JR East stava pianificando di chiuderla. Ma le autorità locali erano convinte che potesse attirare turisti e avevano concordato un piano per investire se JR East l'avesse mantenuta in attività. La linea Tadami ha riaperto completamente solo lo scorso ottobre ed è stata inondata di visitatori, anche nei giorni feriali.