AGI - Esattamente 50 anni fa, il 27 gennaio 1973, gli Stati Uniti, la Repubblica Democratica del Vietnam (Vietnam del Nord), il Governo Rivoluzionario (Viet Cong) e la Repubblica del Vietnam (Vietnam del Sud, alleato di Washington) firmavano nella capitale francese gli accordi di Parigi per il cessate il fuoco e il ripristino della pace in Vietnam.
Fu l'ultimo atto di una conferenza aperta il 13 maggio 1968, alla quale parteciparono i negoziatori Le Duc Tho, consigliere speciale del regime comunista nel Vietnam del Nord, e Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Tuttavia, ristabilire la pace in Vietnam e' stato un percorso disseminato di insidie.
In realtà la firma degli accordi di Parigi ha rappresentato la fine solo teorica delle ostilità: i combattimenti tra i vietcong e le truppe di Saigon (Vietnam del Sud) continuarono quasi quotidianamente per altri due anni. Lo sapevano bene i due principali protagonisti di questa guerra decennale, gli americani e i nordvietnamiti. In effetti, questi accordi includevano un cessate il fuoco, una soluzione politica moderata che consentisse al presidente del Vietnam del Sud, Nguyen Van Thieu, di mantenere il suo potere, il riconoscimento della legittimita' del governo rivoluzionario (Viet Cong), il ritiro delle truppe americane e il ritorno di prigionieri di guerra, ma non una parola sul ritiro delle truppe dal Vietnam del Nord.
Tuttavia Washington e il Vietnam del Nord avevano bisogno di questi accordi quindi furono firmati. I comunisti vietnamiti cercavano di porre fine all'occupazione americana e di riunificare il Paese, diviso nel 1954 in seguito agli Accordi di Ginevra. Gli americani, invece, volevano ritirare le truppe, liberare i prigionieri di guerra e soprattutto, secondo gli osservatori, ottenere un "tempo ragionevole" tra la partenza degli americani e la caduta del regime di Saigon. I negoziati di pace sono cominciati in un contesto in cui i comunisti vietnamiti hanno ottenuto una vittoria diplomatica dopo l'offensiva del Tet, nel 1968, nonostante le pesanti perdite, con 80 mila combattenti che hanno effettuato quasi contemporaneamente attacchi in più di cento città del Vietnam del Sud, tra cui Saigon e l'ambasciata degli Stati Uniti.