Parigi-Berlino-Madrid: è su quest'asse che si muove la ricerca di un'intesa che possa ricondurre Roma e il gruppo di Visegrad nell'alveo europeo di gestione del tema dei migranti e che oggi ha partorito una bozza di soluzione: centri portuali e chiusi per l'identificazione, una sorta di Cie ma nei porti, e sanzioni per i Paesi che si rifiutano di accogliere i migranti. A farla è stato il presidente francese, Emmanuel Macron, che domani la presenterà alla riunione di Bruxelles, preparatoria del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno prossimi. Il capo dell'Eliseo l'ha anticipata durante il suo incontro con il nuovo premier spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, impegnato nella sua prima visita fuori dai confini spagnoli e che la prossima settimana incontrerà a Berlino la cancelliera, Angela Merkel. Macron e Sanchez avevano già trovato un'intesa quando la nave Aquarius era stata rifiutata dall'Italia e, dopo lo sbarco a Valencia, Parigi si era detta disponibile ad accogliere chi, di quella nave, fosse in possesso dei requisiti per chiedere l'asilo.
Tra Roma e Parigi il clima resta pessimo
È invece pronta a puntare i piedi l'Italia, i cui rapporti con Parigi rimangono tutt'altro che sereni. Anche oggi il capo dell'Eliseo non ha risparmiato critiche a Roma: "L'Italia non sta vivendo una crisi migratoria come c'era fino allo scorso anno, chi sostiene questo dice bugie", ha dichiarato nella conferenza stampa congiunta, ricordando il calo di sbarchi di circa l'ottanta per cento. "Quello che pesa ora in Italia sono le persone dello scorso anno che non hanno avuto l'asilo e sono in una situazione di irregolarità", ha aggiunto il presidente francese. "Qui - ha sottolineato - la solidarietà europea deve giocare nel senso di una politica di ritorno". Secondo Macron si tratta piuttosto di una "crisi politica" scaturita da estremisti che giocano sulla paura. Ha tuttavia invitato a "non cedere allo spirito di manipolazione o iper-semplificazione della nostra epoca".
Conte "con le mani libere anche di dire no"
A Roma, il premier Giuseppe Conte è stato anche oggi nel suo ufficio con il suo staff, al lavoro sui dossier, "con le mani libere anche di dire no". Sarà un vertice interlocutorio dal quale nessuno si aspetta una soluzione comune, viene spiegato da fonti governative. Ma nel quale l'Italia ha la ferma intenzione di puntare i piedi con una 'durezza proporzionale alla grande emergenza immigrazione in corso', viene riferito, che non può essere considerato un problema solo italiano: è ora che tutta l'Europa se ne faccia carico.
Salvini e Di Maio all'attacco: "Macron arrogante"
L'irritazione di Palazzo Chigi l'ha esplicitata il leader della Lega Matteo Salvini spiegando che l'Italia è pronta a negoziare "punto per punto" con gli altri paesi europei sull'emergenza migranti, ma, a differenza di quanto accaduto nel passato, Roma si tiene 'le mani libere'. Luigi Di Maio e io siamo in totale accordo con lui". Conte "ha il mandato di dire sì o no a Bruxelles, di partecipare o alzarsi e andarsene. Non fanno parte del nostro stile di lavoro - sottolinea - le bozze scritte in anticipo da altri paesi e poi inviate per posta. Si fa insieme oppure no", ha sottolineato, senza mancare di rivolgersi al presidente francese per ricordargli che "650mila sbarchi in 4 anni, 430mila domande presentate in Italia, 170mila presunti profughi a oggi ospitati in alberghi, caserme e appartamenti per una spesa superiore a 5 miliardi di euro. Se per l'arrogante presidente Macron questo non è un problema, lo invitiamo a smetterla con gli insulti e a dimostrare la generosità con i fatti aprendo i tanti porti francesi e smettendo di respingere donne, bambini e uomini a Ventimiglia. Se l'arroganza francese pensa di trasformare l'Italia nel campo profughi di tutt'Europa, magari dando qualche euro di mancia, ha totalmente sbagliato a capire".
Anche dall'altro vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, arriva una presa di posizione dura: "le dichiarazioni di Macron sul fatto che in Italia non esista una crisi migratoria dimostrano come sia completamente fuori dalla realtà". Quindi, annuncia la linea politica che il premier Conte porterà a Bruxelles: è finita l'epoca in cui l'Italia si fa carico di tutto, stop "al business dell'immigrazione". Gli hotspot nei paesi di primo sbarco vorrebbe dire 'Italia pensaci tu'. Non esiste. I centri vanno realizzati nei paesi di origine e transito e devono essere a guida europea". Questo e' quello che "chiedera' il presidente Conte a Bruxelles".
Cosa propone la Francia
La proposta francese, che sarà discussa alla riunione di domenica a Bruxelles e che Macron aveva già anticipato alla cancelliera tedesca, Angela Merkel, prevede dei punti di sbarco "su suolo europeo". I centri di sbarco saranno, nella ipotesi di Parigi, il punto di inizio della valutazione delle richieste di asilo. "Una volta sbarcati (i migranti, ndr) - ha spiegato Macron - in questi centri chiusi, la cui realizzazione è finanziata da fondi europei, si potrà esaminare con rapidità la situazione" in cui versano i migranti e capire "chi ha diritto all'asilo" e chi, invece, va rispedito al paese di provenienza. Per il capo dell'Eliseo "è necessario un percorso di solidarietà, e non una gestione caso per caso". Una solidarietà però che diviene obbligatoria perché vengono previste sanzioni a chi si oppone. "Non possiamo avere paesi che beneficiano enormemente della solidarietà dell'Ue e rivendicano interesse personale nazionale quando si tratta della questione dei migranti", ha avvertito Macron, sottolineando poi di essere "favorevole all'applicazione di sanzioni in caso di mancata collaborazione".
Vienna punta su Frontex
I confini di terra, invece, sono al centro dell'attenzione dei paesi del nord Europa. Vienna chiede che Frontex sia impiegata per sorvegliarli. Lo ha affermato a Welt am Sonntag il ministro della difesa, Mario Kunasek, secondo cui il mandato della missione va modificato consentendo l'utilizzo futuro di polizia e soldati. I soldati, spiega Vienna, sarebbero posti sotto il comando civile e assisteranno le guardie di frontiera con logistica, strumenti di ricognizione e armi. L'obiettivo della proposta del governo austriaco è "mettere in sicurezza le frontiere esterne dell'UE, combattere l'immigrazione illegale e distruggere gli sporchi affari dei trafficanti", non solo nei Balcani ma anche in Grecia e in Italia.