L'intervento delle truppe americane in Venezuela "è un'opzione". Lo ha affermato il presidente Usa, Donald Trump, nel corso di una lunga intervista con Margaret Brennan dell'emittente Cbs News. Alla domanda della giornalista su cosa lo spingerebbe a usare le forze armate americane in Venezuela e quale è l'interesse di sicurezza nazionale, l'inquilino della Casa Bianca ha risposto: "Non voglio dire questo, ma certamente è un'opzione"
Trump rivela anche che il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, mesi fa gli chiese un incontro ma lui rifiutò: "Qualche mese fa (Maduro, ndr) voleva un incontro. Decisi di rifiutare perché molte cose veramente orribili sono successe in Venezuela. Era uno dei Paesi più ricchi in quella parte del mondo e ora guardate la povertà, l'angoscia, il crimine e tutto quello che vi accade".
"Ora penso che il processo si stia compiendo, ci sono proteste incredibili, molto molto grandi", ha continuato Trump. "Dobbiamo vedere quello che accade, siamo molto avanti nel processo", ha proseguito Trump, facendo riferimento a "un giovane ed energico gentiluomo", Juan Guaidó, autoproclamatosi presidente ad interim.
La partita degli aiuti umanitari
Continua intanto la battaglia sugli aiuti umanitari destinati al Venezuela: gli Stati Uniti hanno già cominciato a inviare pacchi alimentari e medicine nel Paese latinoamericano scosso da una grave crisi politica innescata dal presidente del Parlamento, Juan Guaidó, che il 23 gennaio si è autoproclamato presidente ad interim contro il presidente Maduro. Il Consiglio per la Sicurezza nazionale americano ha confermato che l'invio è cominciato ma non ha voluto precisare se i pacchi sono entrati nel Paese né dare altre indicazioni logistiche.
Guaidó ha annunciato una mobilitazione per chiedere alle Forze armate venezuelane di consentire l'ingresso di aiuti umanitari nel Paese. In un messaggio su Twitter, il leader 35enne ha messo nero su bianco i prossimi tre passi per "affrontare la crisi, ristabilire la democrazia e raggiungere la libertà". "Creeremo una coalizione nazionale e internazionale per gli aiuti umanitari, con tre centri di raccolta, ci mobiliteremo per chiedere al Fan (Forze armate nazionali) di consentire l'ingresso di aiuti e solleciteremo all'Europa la protezione dei nostri beni".
Il tema degli aiuti umanitari è cruciale nella strategia di Guaidó per spodestare Maduro: il primo ha sollecitato l'aiuto degli Usa per far arrivare cibo e medicine, ma il leader chiavista si oppone sostenendo che non c'è bisogno e che questo aprirebbe all'invasione del Paese da parte delle forze americane. L'inviato speciale Usa per il Venezuela, Elliot Abrams, nei giorni scorsi ha rivelato che Washington sta pianificando di aprire un corridoio umanitario e ha stabilito contatti con Brasile e Colombia per stabilire centri di raccolta per gli aiuti, ma ha anche riconosciuto che è necessaria la "cooperazione" di Maduro per far entrare gli aiuti nel Paese.