L'oppositore venezuelano Juan Guaidò, presidente ad interim riconosciuto dagli Usa, dall'Ue e da una cinquantina di Stati, ha lanciato un appello a manifestare "pacificamente" davanti alle caserme per chiedere che i militari abbandonino il presidente Nicolas Maduro che ieri è passato all'offensiva contro quelli che chiama "i golpisti".
"Sabato 4: mobilitazione nazionale pacifica delle principali unità militari per aderire alla Costituzione", ha twittato nella notte fra giovedì e venerdì Guaido. L'esercito ha un ruolo centrale nel potere venezuelano. Controlla il settore petrolifero, da cui il paese ricava il 96% delle sue entrate, così come diversi ministeri, e finora ha dimostrato un sostegno infallibile per Nicolas Maduro. "Sì, siamo nel bel mezzo della lotta, il morale deve essere al massimo in questa lotta per disarmare tutti i traditori, tutti i golpisti", ha detto giovedì Maduro di fronte a 4.500 soldati riuniti a Caracas nel cortile di Fort Tiuna, la principale base del paese.
Questo comizio è una continuazione della caccia di "traditori" che Nicolas Maduro ha lanciato martedì sera, quando ha proclamato fallito il "golpe" iniziato da un gruppo di soldati impegnati in una ribellione per unirsi a Juan Guaidò. Il tentativo di insurrezione di martedì si è sgonfiato durante il giorno. Circa 25 soldati ribelli hanno cercato asilo nell'ambasciata brasiliana a Caracas. Poi Leopoldo Lopez, uno dei personaggi dell'opposizione che era stato agli arresti domiciliari dal 2017 ed era apparso al fianco di Guaidò e dei soldati insorti, è riparato nell'ambasciata spagnola. La magistratura venezuelana ha ordinato il suo arresto, ma il governo spagnolo ha immediatamente annunciato che non lo avrebbe consegnato "in nessun caso".