In Venezuela, Nicolas Maduro prova a far uscire di scena il leader dell'opposizione, Juan Guaidò, per via amministrativa.
La Contraloria general, l'organismo equivalente alla Corte dei Conti, ha interdetto per 15 anni da qualsiasi incarico pubblico il presidente del Parlamento, riconosciuto come presidente ad interim da più di 50 Paesi.
Il capo dell'organismo Elvis Amoroso, ha accusato Guaidó di aver "omesso o falsificato" i dati della sua dichiarazione dei redditi, aver ricevuto denaro "in maniera ingiustificata" da istituzioni "internazionali e nazionali" e ha sostenuto che l'uomo politico venezuelano non ha giustificato più di 90 viaggi all'estero.
Guaidò ha reagito parlando di "farsa" e ha ricordato che il responsabile dell'organismo, Amoroso, è stato nominato da un'Assemblea costituente che lui non riconosce e considera illegittimo.
Ma se mai si dovesse andare a nuove elezioni presidenziali, uno scenario che per la verità al momento pare remoto, al momento Guaidó non potrebbe presentarsi.
Una nuova manifestazione
La crisi in Venezuela dura da mesi e le tensioni sono aumentate con l'arrivo di un centinaio di militari russi, tra i quali uomini delle forze speciali e specialisti della sicurezza informatica, atterrati a bordo di due aerei con la bandiera del Paese.
Secondo i media venezuelani, hanno trasportato 99 soldati e 35 tonnellate di equipaggiamento, sotto il comando del capo dell'esercito russo, il generale Vassili Tonkochkurov.
Una presenza che non è piaciuta al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che, mercoledì mentre riceveva la moglie di Guaidò nello Studio ovale, ha dichiarato senza mezzi termini: "La Russia deve andarsene".
Intanto, all'indomani del nuovo blackout che ha lasciato il Paese paralizzato per giorni, il secondo importante in meno di un mese, Guaidò ha lanciato un appello per una nuova gigantesca manifestazione contro Maduro sabato. Quasi in tutto il Paese oggi era tornata l'elettricità ma ancora una volta non si è capito cosa sia successo. Il regime ha dato diverse versioni: un sabotaggio elettromagnetico, l'incendio in un generatore, infine mercoledì Maduro ha addossato la responsabilità a un "cecchino" che con "proiettili di grosso calibro" ha causato un'esplosione nella centrale idroelettrica di Guri, quella che fornisce elettricità alla maggior parte del Paese.
L'opposizione invece continua a sostenere che la colpa è semplicemente del governo socialista, dopo vent'anni di pessima gestione economica, scarsi investimenti e corruzione.
E mentre Maduro ha annunciato alcuni giorni di razionamento dell'energia per il ripristino della rete elettrica, Guaidó ha fatto riferimento all'impatto che i continui blackout hanno avuto sulla popolazione per incitarla alla rivolta: "Dalla sensazione di ansia e frustrazione (si esce) con due opzioni: arrendetevi al buio che il regime vuole imporre o continuate a organizzare e protestare per raggiungere la libertà che dipende da tutti noi".