In Venezuela, la tensione sembra ormai sul punto di rottura. Juan Guaidó aveva promesso che oggi sarebbero entrati gli aiuti umanitari nel Paese e ci sono stati disordini violentissimi sui due ponti al confine con la Colombia dopo che i camion, scortati da manifestanti, hanno cercato di rompere il blocco militare per far passare cibo e medicine. Il presidente Nicolas Maduro non cede: ha ribadito che "governa e che continuerà a governare".
Il Parlamento venezuelano, in maggioranza controllato dall'opposizione, ha denunciato la morte di quattro persone e più di 20 feriti dai proiettili al confine tra Venezuela e Brasile. "Quel che succede al confine con il Brasile non è una repressione comune. Quel che succede a Santa Elena de Uairén è un massacro contro gli indigeni Pemòn. Ci risultano quattro persone uccise e più di 20 ferite da proiettili", ha detto nel corso di una conferenza stampa il deputato Juan Andrés Mejia.
Almeno due camion carichi di aiuti umanitari sono stati incendiati su un ponte al confine tra Colombia e Venezuela, dove l'esercito venezuelano ha bloccato il passaggio di un convoglio di quattro camion e ha lanciato lacrimogeni contro i dimostranti.
Juan Guaido is at the international Tienditas bridge which connects #Venezuela and Colombia. He is reportedly going now to the humanitarian center in Cucuta, Colombia.
— Amir Richani (@amir_richani) 23 febbraio 2019
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Il leader dell'opposizione Juan Guaidó, che si trova nella città colombiana di Cucuta, al confine con il Venezuela, ha addossato la responsabilità al "regime dell'usurpatore", Nicolas Maduro. Le immagini video sui social network e su Internet mostrano decine di persone che trasportano sacchi, scatole di medicinali e cibo via dai camion, in mezzo al fumo. "I nostri coraggiosi volontari stanno realizzando una catena umana per salvare cibo e medicine: la valanga umanitaria è inarrestabile", ha detto Guaidó, autoproclamatosi presidente ad interim del Venezuela. I camion erano nel convoglio di quattro che cercavano di entrare a Urena da Cucuta, dopo che i manifestanti avevano superato una barriera di ostacoli posta dalla Guardia Nazionale Venezuelana.
Alcuni camion sono già nel Paese, dice Guaidó
Il capo dell'opposizione, autoproclamatosi presidente ad interim proprio un mese fa, aveva promesso che centinaia di migliaia di volontari avrebbero consegnato gli aiuti al Paese stremato; e la prima consegna - ha detto- è già entrata in Venezuela attraverso il Brasile, nonostante la chiusura della frontiera ordinata dal governo di Caracas. Guaidó sostiene che alcuni camion sono già "in territorio venezuelano" e che il governo ne impedisce l'avanzata.
Group of Venezuelans marching towards Tienditas bridge this morning to help pass la ayuda humanitaria #23F pic.twitter.com/oEN40XKCX9
— Alex Domash (@asdomash) 23 febbraio 2019
Sui ponti internazionali Francisco de Paula Santander e su quello di Tienditas, le autorità di Caracas hanno impedito che i camion entrassero nel Paese; e hanno anche lanciato gas lacrimogeni e pallottole di gomma per disperdere i manifestanti che li accompagnavano. Sul lato colombiano della frontiera, alcune persone - attivisti della 'catena umana' che sfida il blocco imposto dal presidente Maduro - sono rimaste ferite dai gas lacrimogeni. Una ventina di persone sono rimaste ferite anche negli scontri a Urena. Tra l'altro, il leader dell'opposizione ha oggi attraversato il confine, sfidando Maduro e la Corte Suprema di Giustizia, che gli avevano proibito di lasciare il Paese.
A Caracas, gli anti-chavisti hanno marciato verso le caserme per fare pressioni sui militari. A migliaia si sono riuniti al di fuori della base aerea di La Carlota: decine di migliaia di venezuelani hanno chiesto ai diversi comandi delle Forze armate che l'esercito sostenga l'ingresso degli aiuti. E ci sono state diserzioni nella Guardia Nazionale Bolivariana: secondo le autorità colombiane, sono almeno 23 i militari e i poliziotti venezuelani che si sono ammutinati e hanno attraversato il confine.
Da parte sua, il governo bolivariano ha chiuso i principali valichi di frontiera con la Colombia e il Brasile. E in una contromanifestazione a Caracas, Maduro ha detto che mai si tirerà indietro e ha chiesto ai militari, alle milizie e ai suoi sostenitori di difenderlo se sarà rovesciato.
Maduro rompe con la Colombia "fascista"
Maduro, ha annunciato che rompe "ogni tipo di relazione politica e diplomatica" con il governo colombiano e ha dato 24 ore di tempo ai diplomatici colombiani perché lascino il Paese. Dinanzi a una folla oceanica, uscita nelle strade di Caracas, "per difendere la sovranita' e la pace", il presidente ha detto di aver "deciso di rompere tutti i rapporti politici e diplomatici con il governo fascista colombiano". "Tutti i suoi ambasciatori e consoli devono lasciare in 24 ore il Venezuela. Via di qui, oligarchia", ha tuonato Maduro, dinanzi la grande manifestazione a Caracas.
Intanto in Usa, il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Bolton, ha rinviato il viaggio in Corea del Sud per seguire da vicino quanto sta avvenendo. E mentre il mondo ha gli occhi puntati su ciò che accade, in Venezuela è praticamente black-out totale dei media. Venerdì, il National Geographic e Antena 3 avevano smesso di trasmettere il concerto di Cucuta; oggi altri media sono stati oscurati dal regime.