L'uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani, ordinata dal presidente Usa Donald Trump, "è un fattore di rischio per il 2020 ma non sfocerà in una guerra". La previsione è contenuta nel report annuale di Eurasia, la società di analisi fondata dal politologo americano Ian Bremmer, che esamina i dieci "maggiori rischi" che caratterizzeranno l'anno a livello globale. "Non è il rischio più alto per il 2020 - spiega Bremmer nel documento di cui AGI ha avuto una copia - per la presenza di una grande pressione contro la guerra.
L'Iran è un convinto avversario degli americani ma consapevole della forza militare degli Usa. Teheran ha inoltre una storia di rinunce davanti alla minaccia di un Paese più forte".
Allo stesso tempo, secondo l'analisi di Eurasia, Trump vorrà evitare una sovraesposizione militare in vista delle elezioni. Ma il rapporto tra Usa e Iran sarà "mortale e destabilizzante" dal punto di vista geopolitico. L'Iran continuerà a colpire le petroliere nel Golfo, e porterà avanti attacchi cyber contro cittadini e aziende degli Stati Uniti e i loro alleati.
"La situazione - continua il report - porterà a un rincaro medio di 5-10 dollari al barile del petrolio e a una volatilità crescente. Aumentano le possibilità che i soldati americani vengano espulsi dall'Iraq. Mentre gli Usa perderanno molto, l'Iran sarà solo un vincitore relativo. Vladimir Putin, invece, ha già vinto, avendo accresciuto la sua influenza in Medio Oriente".