L’onda che travolgerà il Congresso americano dopo le prossime elezioni di metà mandato potrebbe non avere il colore rosso del partito repubblicano, come spera il presidente americano Donald Trump. Ma neppure il blu come auspicano i democratici. A ridefinire equilibri e politiche di Washington potrebbe essere la cosiddetta “pink wave”, l’onda rosa provocata da candidate ed elettrici.
Repubblicani mai così impopolari nell’altra metà dell’elettorato
Chi ne beneficerà saranno sicuramente i progressisti: il 63% delle americane, registra un sondaggio Cnn, preferisce i candidati democratici, contro un terzo delle elettrici che si schiera con i conservatori. Pessime notizie per il Gop, visto che uno sparuto 33% delle donne darà il proprio voto ad un repubblicano: un minimo storico assoluto dell’indice di gradimento tra l’elettorato femminile.
A spaventare i repubblicani sono le donne politicamente più attive. Statisticamente si tratta di elettrici visceralmente ostili al presidente Trump, con istruzione medio alta e coinvolte nel movimento “Me Too”.
La carica delle candidate
Sono cifre record anche quelle delle donne, 257, in corsa per Camera e Senato. Per la prima volta le donne potrebbero conquistare un quarto dei seggi disponibili alla Camera e al Senato. In particolare le deputate potrebbero superare le 100 unità, toccando una vetta storica (al momento ci sono 61 democratiche e 23 repubblicane). I numeri ufficiali sono del Center for Women and American Politics (CAWP) di Rutgers: sono state 61 donne (41 democratiche e 20 repubblicane) a tentare le primarie del proprio partito per la nomination alla carica di governatore. A spuntarla 12 democratiche e 4 repubblicane.
Quanto pesa il caso Kavanaugh
Intanto repubblicani e democratici americani fanno i conti con una variabile inattesa, ovvero Brett Kavanaugh, nuovo membro della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Confermato dal voto del Senato con un margine risicato (50 a 48), nonostante le accuse di aggressione sessuale da parte di Christine Blasey Ford ed altre donne, il giudice è diventato un fattore determinante che entrambi i partiti stanno utilizzando per galvanizzare la propria base elettorale.
La lotta per la sua conferma ha ulteriormente amplificato le divisioni dell’opinione pubblica americana, fortemente polarizzata sin dall’elezione del presidente Donald Trump del 2016. Da un lato i repubblicani, furiosi per il trattamento riservato ad un campione tradizionalista come Kavanaugh, possibile alleato di tutte le istanze conservatrici come la limitazione del diritto all’aborto e dei diritti civili per le coppie dello stesso sesso; dall’altra i democratici, indignati per la conferma di un giudice che sposterà immancabilmente a destra l’asse della Corte Suprema.
Un elettorato motivato
I repubblicani puntano a farne un elemento di forza, che possa ulteriormente compattare la base più tradizionale. Ma secondo un sondaggio Politico/Morning Consult, saranno i democratici ad averne maggior beneficio in termini di voti: alla luce del caso Kavanaugh, si considera molto motivato ad andare a votare il 77% degli elettori democratici, contro il 68% dei repubblicani. A conferma arriva anche la notizia che nelle ore immediatamente successive al voto in favore di Kavanaugh, i candidati democratici sono riusciti a raccogliere milioni di dollari di donazioni, frutto dell’onda di indignazione dei progressisti.