Barack Obama ha ordinato l'espulsione immediata dagli Stati Uniti di 35 agenti segreti russi che agivano sotto copertura diplomatica e sono sospettati di aver partecipato alle operazioni di hackeraggio del processo elettorale delle presidenziali dell'8 novembre, vinte dal repubblicano Donald Trump,
L'amministrazione Obama, afferma il New York Times, si appresta anche a diffondere un dettagliato 'rapporto analitico congiunto' dell'Fbi e del ministero della Sicurezza Interna (Homeland Security) basati su materiale raccolto dalla National Security Agency (la famigerata Nsa dello scandalo rivelato da Edward Snowden). Nelle prossime 3 settimane un rapporto ancora più dettagliato, ordinato dal presidente Obama, sarà pubblicato, anche se il grosso dei dettagli, specialmente le modalità con cui sono state ottenute le prove dalla violazione dei computer russi, la registrazione di conversazioni intercettate, resteranno classificate per evitare di svelare a Mosca le loro falle.
Chi sono i 'nemici' degli Usa
Questi i personaggi e le società contro cui Washington ha deciso di adottare sanzioni:
- Igor Valentinovich Korobov, numero 1 del Gru, i servizi segreti militari russi
- Serhei Aleksandrovich Gizunov, vice di Korobov
- Igor Olegovich Kostyukov, vice di Korobov
- Vladimir Stepanovich Aleksev, vice di Korobov
- Special Technologies Center, specializzata nell'intercettazioni di segnali a San Pietroburgo
- Zor Security
- Autonomous Non-Commercial Organization Professional Association of Designer od Data Processing Systems, centro di addestramento di hacker.
Come hanno agito gli hacker di Mosca
A contribuire ad alzare la tensione, nazionale ed internazionale, e a provocare i complottisti, ci sono state, nei mesi precedenti al voto, il furto di migliaia di mail di John Podesta, capo della campagna presidenziale della Clinton, e del Comitato nazionale democratico, insieme alle violazioni hacker del sistema elettorale elettronico in Illinois e Arizona e il tentativo di entrare in quello di altri Stati. Uno scandalo per il quale all'inizio di ottobre le autorità americane, nello specifico l'agenzia per l'intelligence e quella per la sicurezza interna, insieme allo stesso presidente Barack Obama, avevano incolpato pubblicamente la Russia. Gli 007 americani si erano detti "certi che il governo russo ha diretto le recenti operazioni di violazione di email di persone e istituzioni Usa, incluse quelle di organizzazioni politiche americane". Più morbida invece la posizione rispetto alle tentate violazioni degli archivi elettronici di singoli Stati, "in molti casi effettuate da una società russa. Tuttavia - avevano aggiunto nella nota le autorità americane - non siamo in grado di attribuire questa attività (direttamene) al governo russo". Le accuse avevano ulteriormente allargato il fosso che divide le due superpotenze, mai così distanti e sulle barricate dai tempi della Guerra Fredda.
Violare il sistema informatico, difficile ma non impossibile
In ogni caso, ricordano diverse fonti e media, la violazione del sistema elettorale e la sua eventuale manomissione è uno scenario che richiede molteplici passaggi e operazioni altamente sofisticate. Il sistema di conteggio voti elettronico non è ovviamente online nè tantomeno è programmato online, una tutela nell'ambito di livelli di sicurezza che sono stati comunque vagliati e innalzati dopo gli allarmi lanciati a pochi mesi dal voto dell'8 novembre.
J.Alex Halderman, professore di Scienze Informatiche all'Università del Michigan, è invece profondamente convinto della debolezza del sistema informatico elettorale americano. Tra i più accesi fautori della verifica dei voti espressi nei tre Stati, l'esperto, in articolo sul suo blog, ha sostenuto che teoricamente è possibile manomettere le macchine anche se non sono collegate tra di loro o a internet. Lo scenario da lui ipotizzato prevede la diffusione in anticipo da parte degli hacker di unmalware nei dispositivi per il voto, che sarebbero così portati a modificare le preferenze per favorire il candidato desiderato. Il malware resterebbe silente nella fase pre-elettorale, per attivarsi durante l'elezione e infine distruggersi una volta chiusi i seggi. "Lo scollamento rispetto ai sondaggi pre-elettorali di quest'anno è frutto di un attacco informatico? Probabilmente no", ha scritto. "Credo che la più probabile delle spiegazioni sia che le analisi fossero sistematicamente sbagliate, piuttosto che le elezioni siano state hackerate". Ma, ha aggiunto Halderman, "l'unico modo di sapere se un attacco informatico ha cambiato il risultato è di esaminare attentamente le prove fisiche disponibili - schede cartacee e attrezzature per il voto negli Stati critici di Wisconsin, Michigan e Pennsylvania. Purtroppo nessuno lo ha mai fatto".
La nuova guerra fredda si combatte sulla fibra ottica
Hacker contro tutti. Negli ultimi mesi si sono intensificati i cyber attacchi in grande stile. Ultimo in ordine di tempo, quello che ha mandato offline per alcune ore il sito della Commissione europea. Nel pomeriggio i funzionari e i dipendenti dell'esecutivo comunitario non hanno avuto accesso a Internet e anche i navigatori "esterni" che hanno cercato di connettersi a www.europa.eu non sono riusciti ad accedere. Il personale ha quindi ricevuto una nota e-mail da parte del servizio tecnico, in cui si informava che "la Commissione è stata oggetto di un 'cyber-attacco' (rifiuto del servizio) che ha provocato la saturazione delle connessioni internet". Immediate le "contromisure" per ristabilire il servizio, tornato attivo dopo qualche ora. Andando a ritroso nel tempo - dall'offensiva in grande scala che messo 'KO' numerosi siti americani al cyber-attacco che ha preso di mira il comitato per il referendum costituzionale 'BastaUnSi'' - ecco gli obiettivi dei pirati informatici negli ultimi mesi.
- 24 novembre: attacco hacker alla Commissione europea. Fuori uso Internet e offline www.europa.eu. "Un cyber-attacco ha provocato la saturazione delle connessioni Internet", ha riferito la Commissione.
- 14-16 novembre: sotto attacco il sito del comitato 'BastaUnSi''. Una pesante offensiva che ha messo offline il portale. "Era gente organizzata che ha studiato bene l'obiettivo", ha raccontato all'Agi Andrea Stroppa, in prima linea in difesa del sito.
- 21 ottobre: cyber-attacco negli Stati Uniti, presi di mira i server di Dyn Inc. che ospitano i piu' importanti siti americani. Blackout di qualche ora: finiscono offline siti come Twitter, Spotify, Cnn e New York Times.
- 30 luglio: attacco ai server del comitato elettorale di Hillary Clinton, candidata democratica nella corsa per la Casa Bianca. Rubati messaggi e contatti di sostenitori. Sotto accusa hacker russi.
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