Houston - Dopo aver sorpreso il mondo con la sua vittoria alle presidenziali dello scorso 8 novembre, Donald Trump giurerà come 45esimo presidente degli Stati Uniti il prossimo 20 gennaio. Mancano solo due passaggi formali: la conta dei voti del collegio elettorale e le celebrazioni per l'inaugurazione. Con in tasca la maggioranza assoluta dei grandi elettori (304 su 538) che con il loro voto di ieri hanno suggellato la sua elezione, a separare il miliardario newyorchese dalla Casa Bianca sono solo 31 giorni e due "formalità".
La conta dei voti del collegio elettorale
I certificati di voto del collegio elettorale devono essere ricevuti dal presidente del Senato e dagli Archivi di Stato entro 9 giorni, dopo il voto, ovvero entro il prossimo 28 dicembre. La Costituzione americana prevede che il Congresso Usa si riunisca il 6 gennaio in seduta congiunta per conteggiare i voti del grandi elettori, conservati in due casse di mogano, una per il presidente e l'altra per il vice presidente.
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Quella dal 6 gennaio è la prima seduta del nuovo Congresso che si riunisce alle 13 nella sala dei deputati. Presiede il vice presidente uscente, che è anche presidente del Senato: in questo caso toccherà a Joe Biden. Lo speaker della Camera siede sul podio con il vice presidente. Gli uscieri poggiano su un tavolo davanti ai parlamentari le due casse di mogano e due scrutatori, generalmente un rappresentante per ciascuna Camera, procedono alla conta dei voti e alla loro registrazione. I certificati di voto vengono letti ad alta voce e i parlamentari possono sollevare delle obiezioni purché sostenute da almeno un senatore e un deputato. Se l'obiezione viene accolta segue un dibattito. Si tratta di eventualità rare ma che si sono verificate in passato, come nel 2001 dopo la vittoria del repubblicano George W.Bush contro il vice presidente uscente, Al Gore, costretto alla fine a pronunciare "personalmente" la sua sconfitta in quanto presidente del Senato. Se le obiezioni vengono superate, il presidente del Senato dichiara il risultato del voto e l'elezione del presidente e del suo vice presidente.
L'inaugurazione
"Giuro solennemente che eseguirò con fedeltà il lavoro da presidente degli Stati Unti e che agirò al meglio delle mie capacità per preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti". Donald Trump giurerà con queste parole, con la mano sulla Bibbia, il giorno dell'inaugurazione, il prossimo 20 gennaio davanti a Capitol Hill.
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La tradizione vuole che il presidente uscente accompagni al Capitol il presidente eletto per l'inaugurazione ma su Trump sono circolate le indiscrezioni più stravaganti, compresa quella secondo la quale arriverà in elicottero, direttamente da New York. Dai tempi di George Washington, dal 1789, ogni presidente tiene un discorso inaugurale, dopo il giuramento previsto intorno a mezzogiorno. Il discorso di Thomas Jefferson nel 1801 fu il primo ad essere poi stampato su un giornale. Gli ex presidenti, i parlamentari, i governatori, i membri del governo e gli ospiti di riguardato cominceranno ad arrivare al Capitol già dalle nove del mattino, così come le delegazioni degli ambasciatori stranieri a Washington. Sono previste esibizioni canore e la tradizionale performance della banda della marina. Dopo il discorso di insediamento del presidente viene cantato l'inno nazionale prima di passare alla firma dei documenti ufficiali per la presidenza.
Parate, pranzi, cene e balli
Per la sua inaugurazione, Trump ha annunciato una settimana di festeggiamenti, anche con una serie di cene private. Il primo pranzo ufficiale è quello al Capitol, dopo il giuramento, con il vice presidente. Seguirà la tradizionale parata lungo Pennsylvania Avenue alla quale il nuovo presidente assiste dalla Casa Bianca. Nella stessa giornata sono previsti due balli: quello da "comandante in capo" con il personale militare ('The Salute to Our Armed Service Ball') e poi il ballo inaugurale ufficiale. (AGI)