Washington - Non c'è pace per Donald Trump: dopo le accuse incrociate di brogli e la battaglia per il riconteggio dei voti lanciata dalla candidata dei Verdi, Jill Stein, ora anche la conferma della sua elezione potrebbe vacillare se l'epidemia di elettori infedeli si dovesse propagare. Il 19 dicembre i 538 Grandi Elettori sono chiamati a eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti seguendo il voto espresso a favore di Donald Trump in base ai collegi elettorali che gli hanno dato la vittoria per 306 a 232. Ma sta crescendo un movimento di 'faithless elector', i cosidetti elettori infedeli, che richiamandosi ai padri fondatori intendono rinnegare quella preferenza perché convinti che Trump non sia la persona giusta per ricoprire l'incarico. Ai 7 Grandi Elettori democratici che si sono già espressi in questo senso, si è aggiunto il primo Repubblicano, Christopher Suprun, che in una lettera aperta sul New York Times ha spiegato le sue ragioni.
"Non devo niente al partito, ma devo lasciare ai miei figli un Paese di cui fidarsi"
Grande elettore del Texas, vigile del fuoco in prima linea durante la tragedia dell'11 settembre, Suprun spiega le ragioni della sua scelta, sottolineando che "Trump non riesce a unire l'America, ma crea divisioni tra di noi", "non incoraggia discorsi civili, ma sceglie di alimentare la paura e suscitare indignazione: qualcosa di inaccettabile per me". "Non devo niente a un partito, ma devo lasciare ai miei figli una nazione in cui possono credere", aggiunge, guardando all'imminente compito. La sua fede repubblicana non è messa in discussione, l'esempio cui invita a guardare è Ronald Reagan, non lesina complimenti neanche per George W. Bush, "un uomo imperfetto ma che ci ha guidati durante i terribili giorni successivi all'attacco".
I can not, nor will I, cast my ballot for Donald Trump.
— (((Chris Suprun))) (@TheChrisSuprun) 6 dicembre 2016
My @nytimes @nytopinion: https://t.co/9cLOtfUxIF #ElectoralCollege
Trump, invece, manca dei requisiti per essere presidente. Richiamandosi all'architrave del sistema dei collegi elettorali indicata da uno dei padri fondatori, Alexander Hamilton, nei 'Federalist Papers', Suprun ricorda che il presidente Usa deve essere "qualificato, non impegnato in demagogia e indipendente da influenze straniere: Trump ci ha mostrato più e più volte di non rispondere a questi standard".
"L'elezione del prossimo presidente non è ancora una faccenda chiusa. Gli elettori coscienziosi possono ancora fare la cosa giusta per il bene del Paese. Hanno il diritto legale e il dovere costituzonale di votare secondo coscienza". Per questo, Suprun lancia un appello a "unirsi dietro un'alternativa Repubblicana, uomo o donna onorevole e qualificato come il governatore dell'Ohio, John Casich".
Gli 'elettori Hamilton', un movimento che cresce
Una proposta che non cade nel vuoto, ma anzi è raccolta e portata avanti dagli 'elettori Hamilton', Grandi elettori democratici che si oppongono all'elezione di Trump e spingono per un'alleanza trasversale su un Repubblicano moderato. Finora sono sette i 'fathless elector' che si sono schierati pubblicamente. Tra questi, Michael Baca del Colorado insieme a Bret Chiafalo e Levi Guerra di Washington. Inoltre, una settimana fa, un Grande Elettore repubblicano del Texas, Alex Sisneros, si è dimesso spiegando sul suo blog - The Blessed Path - di non poter votare "in buona coscienza" per il presidente eletto.
Infographic explaining some of the things behind #hamiltonelectors movement. Please feel free to share. pic.twitter.com/J54oGF5TYt
— P. Bret Chiafalo (@Hypnopaedia13) 2 dicembre 2016
Due sono i possibili scenari sui quali stanno lavorando: nella migliore delle ipotesi, riescono a convincere 135 Grandi elettori repubblicani e altrettanti democratici, in modo da totalizzare i 270 voti che servono per dare la presidenza a un candidato di loro scelta. Se non ci si riuscisse, come è molto probabile che sia, l'alternativa è persuadere almeno 37 Grandi elettori repubblicani in modo da impedire a Trump di ottenere i 270 voti richiesti e demandare così la decisione alla Camera dei Rappresentanti. Questa, saldamente in mano ai repubblicani, potrebbe dare ascolto al mal di pancia del partito e dell'establishment, indicando un personaggio moderato come 45esimo presidente degli Stati Uniti.
Che cos'è il 'faithless elector'
Il sistema americano prevede il cosiddetto 'faithless elector', l'elettore infedele che nel segreto dell'urna sconfessa la preferenza precedentemente accordata e dà il suo voto a un altro candidato. Non è una scelta indolore, anche perché in 24 Stati la legge obbliga i grandi elettori a votare seguendo le indicazioni di partito, pena il pagamento di una multa, fino a mille dollari. Ma non è impossibile.
La petizione online dei democratici
Proprio su questo, già nei giorni immediatamente successivi al voto, si erano concentrati gli sforzi degli attivisti democratici, decisi a far contare il voto popolare che ha dato la vittoria alla Clinton con uno scarto di oltre 200mila preferenze su Trump, al contrario dei collegi elettorali che, sulla carta danno al magnate repubblicano 306 voti. Sulla piattaforma change.org, una petizione ha raccolto in poco meno di un mese quasi 5 milioni di firme: "Hillary ha vinto il voto popolare. L'unica ragione per la quale Trump ha 'vinto' e' grazie al Collegio Elettorale che, però, può dare la Casa Bianca a qualunque candidato. Quindi, perché non usare la più antidemocratica delle nostre istituzioni per assicurare un risultato democratico?".
Gli elettori infedeli che non hanno cambiato la storia
Un ribaltamento del risultato uscito dalle urne non si è mai verificato nella storia degli Usa. I casi di elettori infedeli tra il 1968 e il 2004 sono stati soltanto sei, di cui uno probabilmente per errore, e non hanno avuto alcuna influenza sul risultato finale.
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1968 - Lloyd W. Bailey, repubblicano del North Carolina, non votò per Richard Nixon ma per Geroge Wallace, candidato del Partito per l'Indipendenza Americana, che ottenne in tutto 46 voti elettorali.
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1972 - Roger L. MacBride, repubblicano della Virginia, si rifiutò di votare per Richard Nixon, preferendogli John Hospers, candidato dei Libertari
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1976 - Mike Padden, repubblicano dello Stato di Washington, votò per Ronald Reagan invece di Gerald Ford
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1988 - Margaret Leach, democratica del West Virginia. Venne a sapere di non avere l'obbligo di seguire le indicazioni del partito e votò per Lloyd Bentsen, candidato vice presidente democratico, mentre come vice presidente indicò il candidato presidenziale, Michael Dukakis
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2000 - Barbara Lett-Simmons, democratica del Distretto di Columbia, si rifiutò di votare per protesta contro la mancanza di rappresentatività di Washington D.C. al Congresso. Fu la prima ad astenersi dal 1832
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2004 - democratico anonimo del Minnesota che invece di John Kerry, scelse il suo vice John Edwards
Per approfondire:
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The New York Times - Why I Will Not Cast My Electoral Vote for Donald Trump
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The Guardian - First Republican 'faithless elector' announces intent to vote against Trump
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The Atlantic - Meet the 'Hamilton Electors' Hoping for an Electoral College Revolt
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The Blessed Path - Conflicted Elector in a Corrupt College
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Change.org - Electoral College: Make Hillary Clinton President
- Hamilton Electors - profilo Twitter