Al quarto giorno dell'operazione "Fonte di pace", la Turchia conquista una strategica città, Ras Al-Ayn e prepara l'offensiva su Tel Abyad. E gli alleati dell'Esercito libero Siriano piazzano un posto di blocco su un'importante arteria stradale, che taglia tutta l'area su cui punta Ankara, da est a ovest. Intanto, dopo l'Olanda, anche la Germania, alla vigilia del Consiglio Affari Esteri dell'Ue che dovrà decidere le sanzioni contro Ankara, ha sospeso le esportazioni di armi alla Turchia.
E la Lega Araba, tornata a parlare con una sola voce dalle 'primavere arabe' (unica eccezione il Qatar e la Somalia), ha chiesto alle Nazioni Unite di adottare misure per spingere la Turchia a fermare l'offensiva militare e ritirare "immediatamente" le sue forze dalla Siria; e ha anche chiesto di sospendere il sostegno militare e di intelligence che potrebbe aiutare Ankara nelle operazioni.
Prosegue l'offensiva voluta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per colpire le postazioni delle milizie curde Ypg oltre confine, eliminandole dalla riva est dell'Eufrate e ha fatto registrare significativi successi sul terreno. L'esercito turco è penetrato in Siria la sera del 9 ottobre ed è progressivamente avanzato in territorio siriano conquistando 13 villaggi delle province di Ras al Ayn e Tel Abyad, mentre l'avanzata di Els ha portato al controllo di almeno 4 villaggi nella provincia di Ras Al Ayn.
Proprio Els sembra avere svolto un ruolo centrale nelle ultime ore a differenza dell'esercito di terra turco, rispetto ai movimenti del quale oggi non si registrano grandi novità se non il ruolo giocato nella liberazione del centro di Ras al Ayn. Lo sviluppo più importante riguarda proprio quest'ultima città, uno dei centri strategici dell'area soggetta ad intervento e "ripulita dai terroristi" dalle forze speciali turche ed al momento sotto controllo di Els e dell'esercito di Ankara.
Si tratta di uno sviluppo importante, perché Ras al Ayn è stato uno dei primi obiettivi su cui l'esercito turco si è concentrato dall'inizio dell'offensiva, con bombardamenti dalla confinate Ceylanpinar. Offensiva che, sin dal primo giorno, va avanti anche su Tel Abyad, altro importante centro, alle cui porte si sono spinti i miliziani Els e dove vanno avanti i combattimenti dopo che nei giorni scorsi la città era stata bombardata dal comando operativo dell'esercito turco situato oltre confine, nella località di Akcakale.
È assai probabile che proprio Tel Abyad diventi centrale nella giornata di domani, in cui è prevedibile un maggiore impiego di forze turche sul campo. Rispetto a ieri sono stati sospesi i bombardamenti su Kobane e Qamishli, riducendo il fronte di attacco da un ampiezza di circa 280 km di ieri, ai 120 chilometri di oggi.
Il giallo di Kobane
Kobane è stata al centro di un giallo nella tarda serata di venerdì, quando si è diffusa la notizia che colpi di artiglieria partiti dalle postazioni della confinante città turca di Suruc, avevano "accidentalmente" colpito una base americana, ferendo marines e francesi della coalizione antiterrorismo. Notizia smentita prima da Ankara e poi da Washington, che ha comunque ammesso che l'artiglieria turca aveva colpito a poche centinaia di metri dalla base, poi abbandonata dagli americani, prima che del rientro di oggi da parte dei marines. Un episodio che ha comunque portato alla sospensione delle attività militari turche su Kobane.
I marines americani hanno inoltre effettuato un giro di ricognizione nei dintorni di Qamishli, situata vicino il confine est dell'area interessata dall'intervento e altro obiettivo di Ankara, bersagliata negli ultimi due giorni dall'artiglieria pesante turca stanziata a Nusaybin. La comunicazione tra i due eserciti ha portato alla sospensione dell'attacco su Qamishli. All'artiglieria turca i curdi hanno reagito ieri e oggi con colpi di mortaio che al momento hanno ucciso 16 civili turchi, 12 dei quali a Nusaybin, deserta in seguito all'abbandono da parte della grande maggioranza della popolazione civile dopo una pioggia di più di 330 colpi di mortaio.
Al momento risulta che almeno 14 civili sono invece morti nell'attacco sferrato dai turchi e da Els. Altro importante sviluppo riguarda il presidio da parte di miliziani Els sull'autostrada M4, dove posti di blocco sono stati organizzati nel punto dei M4 a sud di Ras al Ayn. Si tratta di una importante arteria autostradale che collega la città di Manbic, a ovest, con Qamishli, a est.
Oltre a un taglio netto di una via di passaggio strategica, si tratta di una penetrazione di circa 30 km, vale a dire la prevista profondità della 'safe zone' di cui la Turchia punta ad ottenere il controllo con questa operazione, progresso significativo, dopo che giovedi' il vicepresidente turco Fuat Oktay aveva dichiarato che l'esercito si trovava a una profondità di circa 8 km nella provincia di Tel Abyad e 4 a Ras al Ayn.
Immagini di esecuzioni sommarie di civili, effettuate sull'autostrada M4 da parte di miliziani Els sono circolate in rete su siti che monitorano gli sviluppi in Siria. In base a quanto reso noto da Nazioni Unite e Ong, le città di Tel Abyad e Ras al Ayn sono teatro di una disperata fuga di civili: decine di migliaia hanno lasciato le proprie abitazioni in seguito ai colpi di artiglieria pesante piovuti da oltreconfine e agli scontri di oggi.
Sale intanto il bilancio del numero dei miliziani Ypg uccisi, 415 in base a quanto dichiarato dal ministro della Difesa ed ex capo dell'esercito Hulusi Akar questa mattina. Un bilancio destinato ad essere aggiornato dopo quanto accaduto nelle ultime ore, giornata in cui non sono trapelate notizie di militari turchi caduti dopo i due morti di ieri.