C'è più guerra che pace nel complicato rapporto che Donald Trump ha con la Cina e in particolare con l'azienda che, secondo il presidente Usa, incarna tutti i mali del gigante asiatico: Huawei.
Poche ore dopo che i negoziati sui dazi si erano conclusi con un rinvio - non un soluzione, ma comunque un segno di buona volontà - il presidente Usa è tornato ad attaccare il colosso tecnologico tirando in ballo anche il candidato democratico alle primarie ed ex vicepresidente, Joe Biden.
"Credo che Huawei stia pregando per vedere un nuovo presidente e cercheranno di controllare gli Usa come hanno fatto in passato" ha detto durante un comizio a Cincinnati, in Ohio, ribadendo che "la proprietà intellettuale va difesa". Huawei "vuole un presidente addormentato come Biden che non sa cosa fa", ha detto prendendo in giro il candidato dem alla Casa Bianca: "Gli chiedono di firmare qualsiasi cosa e lui firma".
Ma la stoccata più dura è arrivata per il governo di Pechino: "La Cina deve pagare i dazi doganali" ha detto, "per 20 anni i cinesi hanno portato via al nostro Paese miliardi di dollari, è arrivato il momento di fermare questa pratica. Abbiamo perso centinaia di migliaia di miliardi per colpa della Cina, il presidente Xi è un grande amico e questo lo capisce". Washington ha annunciato la tassazione al 10% di altri prodotti cinesi per un valore di 300 miliardi di dollari dal primo settembre.
Pressocché immediata e negativa la risposta dei mercati: le borse asiatiche hanno registrato un netto calo. A Hong Kong l'indice composito Hang Seng cede in apertura il 2,32% a 26.927,14 punti. La Borsa di Shanghai perde l'1,63% a 2.861,33 punti, mentre quella di Shenzhen è scesa del 2,18% a 1.528,97 punti. A Tokyo il Nikkei ha aperto in calo dell'1.94% a 21.122,43 punti.
Non è andata meglio in Europa, dove l'euro ha apetrto le contrattazioni in rialzo, così come lo yen, mentre lo yuan cinese è in calo.