Decine di migliaia di tonni che da Italia e Malta arrivano in Spagna passando per la Francia: è la rotta del “Thunnus thynnus”, quello conosciuto come rosso o pinna blu. Le abituali migrazioni dei pesci, in questo caso, non c'entrano però niente. A viaggiare da una parte all’altra del Mediterraneo è il pescato nero, il commercio illegale di una delle specie più richieste di tonni, quello rosso appunto: un traffico che ogni anno vale 12 milioni di euro.
La Guardia Civil spagnola, in collaborazione con l’ufficio di polizia europea Europol, ha appena arrestato 79 persone nell’ambito di un’operazione che ha svelato un commercio illegale di tonno rosso stimato in circa 2 milioni e mezzo di chili di pescato, cioè 2.500 tonnellate, ogni anno. L’indagine, chiamata Tarantello – che è il nome della parte più pregiata del tonno, quella ricavata dall’addome e vicina alla spina dorsale, ha svelato geografia e attori del traffico illecito e ha portato al sequestro di 80 tonnellate di prodotto e mezzo milione di euro in contanti.
Dal mare italiano al supermercato spagnolo
“La rete commercializzava in Spagna il tonno pescato illegalmente in altri Paesi che, a volte, presentava anche irregolarità sanitarie”, fa sapere la Guardia Civil. I canali di provenienza erano due, Italia e Malta. Funzionava così: una volta pescati, i tonni venivano fatti arrivare nei porti francesi che funzionavano da punto di interscambio, con la merce che passava da mare a strada. Il pescato, stipato in tir, proseguiva poi il viaggio verso la Spagna via gomma. Il meccanismo era stato messo a punto con cura: da Malta, infatti, proviene anche buona parte del tonno rosso pescato legalmente.
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La rete criminale si serviva degli stessi documenti che attestano la legalità del prodotto per spedire quello di contrabbando. Una volta giunti in Spagna i diversi stock venivano smistati e finivano in commercio con prezzi diversi: ipotizzando un guadagno di almeno 5 euro al chilo, il giro d’affari assume proporzioni ragguardevoli superando i 12 milioni di euro all’anno. In questo sistema, scrive il Wwf, sarebbe coinvolta anche la “Fuentes y Hijos”, una delle più importanti compagnie legate all’allevamento e alla vendita del tonno rosso su scala mondiale.
Il sistema di quote di pescato e il sommerso (che vale il doppio)
Nel corso dell’indagine sono emerse anche alcune problematiche igienico-sanitarie legate al cattivo stato di conservazione del tonno in grado di provocare intossicazioni alimentari anche gravi per anziani e bambini. Ma non solo: il traffico nero di pesce ha serie ripercussioni sull’ecosistema marino. Il tonno rosso, denunciava il Wwf già un anno fa, sta fronteggiando le prime minacce alla sopravvivenza della specie: il rischio estinzione è ancora lontano ma la pesca non accenna a diminuire. E non parliamo di quella illegale, bensì di quella regolamentata dall’Iccat, la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico, che lo scorso novembre aveva dato il via libera all’aumento delle quote di cattura del tonno rosso portandolo da 23.655 a 36.000 tonnellate entro il 2020.
Un incremento notevole che aveva fatto storcere il naso agli scienziati che avevano avvertito che la popolazione di tonno rosso non si è ancora ricostituita dopo la caccia massiccia e deregolamentata degli scorsi decenni. A questi numeri va sommato il florido mercato nero. La Guardia Civil, al momento di comunicare l’esito dell’operazione Tarantello, ha fatto sapere che la stima di tonno illegale proveniente da Malta è il doppio della quota prevista.