Da un punto di vista strettamente cronologico, si può collocare esattamente a metà strada tra la mummia di Similaun (3300- 3100 a. C.), meglio conosciuta come il corpo di Otzi, e quella del faraone Tutankhamon (tra il 1341 e il 1323 a. C.). Stiamo parlando della tomba del nobile egizio di nome Khuwy, alto funzionario della V dinastia dell’Antico Regno compresa tra il 2500 e il 2300 a. C., portata alla luce lo scorso marzo nella necropoli di Saqqara, a Sud del Cairo.
Scoperta molto importante, segnalataci dal Corriere della Sera del 16 aprile, e al tempo stesso molto emozionante, perché il sepolcro - realizzato in blocchi di calcare bianco - si distingue dagli altri per il suo design particolarmente sofisticato, “dovuto senz’altro al rapporto privilegiato del defunto con il faraone Djedkare Isesis, l’ottavo e penultimo sovrano della V dinastia, la cui piramide è poco distante”, del quale Khuwy potrebbe essere stato anche un parente.
Oltre alla mummia di Khuwy, nel sarcofago sono stati rinvenuti “frammenti dei vasi canopi che contenevano gli organi interni (tranne il cuore) del morto”. L’Antico Regno ebbe una durata di 40 anni, “ed è ancora poco conosciuto”.
Saqqara , si legge, è un sito di grande importanza, poiché fu la necropoli ufficiale della città di Menfi, capitale d’Egitto per due millenni, ed è stata al centro di molte scoperte anche recenti. “A forma di L,- si può leggere ancora nell’articolo – la tomba è costituita da uno stretto tunnel simile a quello presente nelle piramidi, che conduce a un’anticamera e poi a una camera funeraria riccamente decorata di iscrizioni e dipinti dai colori vivaci, in eccezionale stato di conservazione”.
Il defunto è raffigurato nei rilievi dipinti seduto a un tavolo colmo d’offerte; ci sono poi scene rituali con processioni, sacrifici animali, e imbarcazioni sacre, dipinte con una resina verde e oli vegetali usa- ti nel processo di imbalsamazione, che sono rimasti intatti per oltre quattromila anni.
La stessa équipe ha scoperto di recente altre tombe risalenti alla V dinastia e l’anno scorso sono state rinvenute la tomba di un alto sacerdote “completa di dipinti intatti e oltre 40 statue; poi una mummia con una maschera d’argento dorato collocata in una sorta di laboratorio di imbalsamazione; infine un complesso funerario con più di cento gatti e scarabei mummificati”. Oltre ad una colonna di granito con incisa un’iscrizione alla regina Setibhor, probabilmente la sposa dello stesso Djedkare Isesis.
La straordinarietà di questa scoperta è che la tomba è rimasta così per 4.300 anni e ci è stata restituita intatta in tutto il suo contenuto, compresi i colori. Rimasti vividi e intensi fino ad oggi.