Quello del Titanic, uno dei più drammatici e iconici disastri della storia della navigazione, non smette di regalare racconti avvincenti, anche a distanza di molti anni. 106 ne sono passati, mese più mese meno, da quella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912, quando la nave, come ormai tutti sanno, colpito un iceberg si inabissa nel fondo dell’oceano portando con sé quasi 1.500 passeggeri.
Quella notte la nave più famosa della storia conclude il suo viaggio alla profondità di 3.800 metri sott’acqua e resta lì, immobile, per più di settant’anni, finché il primo settembre del 1985 non viene raggiunta da Robert Ballard, forse il più celebre oceanografo del mondo.
Una missione segreta
Ed è proprio Ballard che alla CNN regala un racconto totalmente inedito circa quella spedizione subacquea dalla quale riemerse con la scoperta del relitto. La notizia è che il ritrovamento che di fatto lo ha consegnato alla storia non era considerato effettivamente una priorità dal governo americano, anzi doveva proprio fungere da copertura per un’altra operazione decisamente più importante: il recupero di due sottomarini nucleari americani affondati negli anni ’60, in piena guerra fredda, il Thresher e lo Scorpion.
Nel 1985 Ballard non era solo uno scienziato presso l'Istituto oceanografico Woods Hole, ma anche un comandante della Marina Militare statunitense. Un’operazione segreta dunque, per recuperare le armi nucleari dello Scorpion, il tutto senza far sospettare alcunché ai russi.
Le ricerche del relitto del Titanic erano la scusa perfetta. “Non volevano che il mondo lo sapesse – ha detto Ballard - quindi dovevo avere una storia come copertura”. Solo il New York Times, ai tempi, andò vicino alla scoperta, paragonando l’evento del ritrovamento del relitto al suo stesso affondamento; ma non riuscì a scalfire il muro di segretezza attorno all’operazione che tutti pensavano fosse stato eretto per tenere i cacciatori di tesori lontani dal punto esatto del ritrovamento.
La sfida più difficile: ingannare i sovietici
Ballard e la Marina sapevano dove erano affondati i due sottomarini, ma non volevano che i sovietici si mettessero a seguire la missione ed entrassero in possesso delle armi atomiche che vi erano imbarcate o riuscissero a fare una valutazione dei danni che i due rettaori nucleari stavano facendo all'ambiente. Trovati ed esplorati i sottomarini, a Ballard e alla sua squadra restarono risorse solo per 12 giorni, entro i quali dovevano trovare il Titanic.
“Mi viene sempre chiesto com'è stato scoprire il Titanic – dice lo stesso Ballard al sito di National Geographic - ma la risposta è complessa. Come leader della spedizione ero entusiasta di aver raggiunto il nostro obiettivo. Come essere umano, mi è rattristato vedere cosa è successo a quelli che sono morti lì. Come ufficiale di marina in una missione top secret, fui felice di vedere l'attenzione del pubblico sul Titanic e non sui sottomarini. Questa storia può essere raccontata su molti livelli e ha avuto un impatto su così tante vite in così tanti modi”. Una sorta di Indiana Jones dei mari Ballard, e forse anche qualcosa in più “Non posso parlare delle altre missioni svolte per la Marina, risultano essere ancora oggi classificate Top Secret”.