Uranio, rubini, diamanti, oro e zinco. Ma anche gas, petrolio, e rotte commerciali strategiche. La Groenlandia, a causa del riscaldamento globale, sta facendo emergere tutte le sue preziose potenzialità. Un Eldorado con giacimenti che contengono il 13% delle risorse mondiali di petrolio e il 30% di quelle di gas. Risorse non ancora scoperte dal valore di 300-400 miliardi di dollari, secondo un rapporto dell'U.S Geological Survey, l'agenzia statale americana che studia il territorio e le dinamiche naturali.
La febbre artica sta animando sempre di più gli appetiti delle superpotenze planetarie: Russia, Usa e Cina in primis. Quella iniziata poco tempo fa non è solo una corsa all'oro ma a molte altre risorse (e location) strategiche.
Il simbolo della travolgente trasformazione che sta interessando il Polo Nord è proprio la Groenlandia, la più grande isola del mondo. Grande sette volte l'Italia, 56 mila abitanti (soprattutto Inuit), geograficamente americana, politicamente danese, fino a qualche decennio fa era una terra semisconosciuta. Troppo distante dal palcoscenico geopolitico mondiale, troppo sottopopolata e troppo fredda. Insomma, troppo "artica".
Che cosa sta cambiando
Ora le cose stanno cambiando. Anche, e soprattutto, a causa dei cambiamenti climatici. L'aumento delle temperature sta incentivando lo scioglimento dei ghiacciai, di cui la "terra verde" è ricoperta per l'80%: una superficie che equivale a quattro volte quella della California. Il livello del mare si sta alzando e il permafrost si sta sciogliendo, rivelando tutte le risorse che custodisce da millenni. La Groenlandia sta diventando il nuovo Eldorado.
Perché ora è ambita
La Groenlandia, e l'Artico più in generale, è una rotta ambita da più paesi. Alla Cina, che si autodefinisce "stato quasi-artico" e parla di "Via della seta polare". A Washington e alle capitali del vecchio continente, che hanno captato le potenzialità non solo delle nuove rotte commerciali nordiche ma anche delle immense risorse energetiche e minerarie che questi luoghi potrebbero custodire. Ad esempio, si parla di quasi 90 miliardi di barili di petrolio, secondo una stima del 2008 sempre dello U.S. Geological Survey. Negli ultimi giorni ne hanno parlato anche la BBC e Time.
La Groenlandia inizia così ad apparire sempre più frequentemente sui radar delle cancellerie internazionali. "L'isola verde", oltre alle ricchezze minerarie ed energetiche, si trova in un punto strategico, al centro di Eurasia e Nord America.
La Cina guarda proprio in questa direzione, interessata a partecipare al potenziamento di due aeroporti groenlandesi (quello di Nuuk, la capitale, e quello turistico di Ilulissat) e alla costruzione di un terzo (Qaqortoq). Ma la Groenlandia è cruciale anche per l'Unione Europea: tramite la Danimarca rappresenta l’unica chance, per il Vecchio Continente, per rimanere agganciata allo scacchiere artico.
Parallelamente, Vladimir Putin sta sviluppando una dottrina artica russa che punta ad ancorare il suo "potere neo-imperiale" nel Grande Nord. Infine, Stati Uniti e Nato hanno qui, a Thule - nella parte nord dell'isola - la postazione strategica di ascolto e di difesa antimissile più importante nell’emisfero settentrionale, irrinunciabile per controllare la militarizzazione russa dell’Artico.
Il mese scorso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è rivelato interessato ad acquistare l'isola: una proposta, però, presto rispedita al mittente. Tuttavia non si tratta di una notizia così eclatante. Nel 1946 l'allora presidente Harry Truman offrì alla Danimarca 100 milioni di dollari per fare la stessa cosa. Anche allora, come adesso, l’offerta venne declinata da Copenaghen.
Ricchezze inestimabili
L’economia della Groenlandia è retta principalmente dall’industria ittica - esportazione di gamberi e “halibut” - e dai sussidi del governo danese, che coprono gran parte del Pil dell'isola verde.
Tuttavia, la vera ricchezza di questa immensa distesa ghiacciata si trova nel suo sottosuolo. La Groenlandia ospita la miniera di Kvanefjeld, il più grande giacimento mondiale di uranio e terre rare. Materie prime che, grazie al riscaldamento globale e allo scioglimento del permafrost, sono destinate ad essere sfruttate con minori difficoltà. Oltre all’uranio nell’isola più grande del mondo ci sono anche petrolio, carbone, piombo, diamanti e gas naturale.
Negli ultimi anni, poi, il Paese ha iniziato ad assumere anche una certa importanza strategica. Con lo scioglimento delle calotte artiche, le rotte marittime polari sono destinate a moltiplicarsi, mantenendo sempre aperti quei "passaggi a nord-ovest" molto ambiti da Mosca, Pechino e Washington. Il colosso danese Maersk Line, leader mondiale del trasporto marittimo, ha recentemente inaugurato per i suoi supercargo rotte artiche nel nord della Russia, in alternativa al Canale di Suez.
La corsa verso la Groenlandia è destinata a diventare sempre più concitata e affollata. D'altra parte, la febbre artica continua a salire. E non solo per il riscaldamento globale.