“L’opinione pubblica italiana ha diritto di sapere se Salvini è a busta paga di Putin”. Il finanziere e filantropo ungherese George Soros non la manda a dire al ministro degli Interni italiano, Matteo Salvini, dicendosi “molto preoccupato per l’influenza della Russia sull’Europa in generale e sul nuovo governo italiano”. Immediata la replica del ministro a Soros, arrivato a sorpresa a Trento per l’ultima giornata del festival dell’Economia: “Non ho mai ricevuto una lira, un euro o un rublo dalla Russia, ritengo Putin uno degli uomini di stato migliori e mi vergogno del fatto che in Italia venga invitato a parlare uno speculatore senza scrupoli”.
Il botta e risposta con Salvini è in qualche modo paradigmatico dello scontro mondiale in atto tra globalisti e sovranisti. Nel quale Soros sta decisamente dalla prima parte. La sua rete di Ong diffusa in tutto il mondo, gravitante alla Open Society Foundation, ha l'obiettivo esplicito di diffondere il più possibile il modello di società aperta teorizzato da Karl Popper, filosofo che ha segnato profondamente le convinzioni dell'uomo d'affari. Società aperta che significa anche mercati aperti: un modello politico che corrisponde anche a un modello economico che ora sta venendo messo in discussione, da una parte dal ritorno in auge del protezionismo impresso da Donald Trump, dall'altra dal crescente imporsi del "capitalismo di Stato" russo-cinese.
Il filantropo che affossò la lira
Ebreo di origini ungheresi naturalizzato americano, vicino alla famiglia Rotschild, Soros è uno dei trenta uomini più ricchi del mondo. Nei decenni della sua attività filantropica, ha donato centinaia di milioni di dollari a Ong che si occupano di diritti umani e si è spesso impegnato in politica, finanziando il Partito Democratico statunitense e i suoi candidati alla presidenza, come fanno molti altri miliardari americani. Nato da una famiglia ebrea e sopravvissuto all'Olocausto, Soros riuscì a trovare riparo, insieme ai familiari, in Inghilterra, nel 1947. Allora diciassettenne, completò gli studi alla London School of Economics per poi buttarsi nel mondo delle banche d’affari.
Soros è spesso ricordato per aver lanciato, nel 1992, un attacco speculativo alla Banca d'Inghilterra e a quella d'Italia, costringendo i due Istituti a svalutare la moneta nazionale e uscire dal Sistema Monetario Europeo, operazioni che avrebbero generato un ricavo di un miliardo e mezzo circa di dollari. Il Soros Fund Management, fondo di investimento creato nel 1969, è da tempo una delle aziende più profittevoli nel mondo della finanza internazionale. Grazie a esso, Soros ha accumulato un capitale personale di circa 25 miliardi di dollari. Se in Italia è ricordato soprattutto per quel blitz, "in America, sua patria di adozione, Soros è noto invece per le sue posizioni polemiche e provocatorie di sinistra", sottolinea Il Sole 24 Ore, "Soros ha preso anche posizioni iconoclaste a favore della decriminalizzazione delle droghe leggere e dell'eutanasia. Infine ha scritto numerosi libri di teoria economia e finanziaria per spiegare le bolle speculative e illustrare la propria filosofia di investimento".
Una crisi di coscienza
"Maestro dello sfruttamento a fine di lucro di queste bolle, il filantropo Soros col passare degli anni ha perso il mordente che aveva dimostrato quand'era un puro finanziere", prosegue il quotidiano economico, "dopo la speculazione contro il baht thailandese che nel 1997 causò una crisi economica dagli alti costi sociali, Soros ebbe una crisi di coscienza. Dopo la quale ha detto che 'nel business ho sempre fatto il mio interesse, ma da intellettuale ha perseguito l'interesse sociale. Quando questi due principi sono in conflitto, l'interesse pubblico deve prevalere'."
Soros, in sostanza, è un uomo che ha una visione precisa della società e possiede le sostanze per agevolarne il consolidamento. "In veste di attivista filantropico", leggiamo ancora sul Sole 24 Ore, "Soros è riuscito a lasciare un'impronta negli affari interni di nazioni in ogni angolo del pianeta. Nell'Europa dell'Est finanziò i movimenti dissidenti in Polonia, in Ungheria, in Cecoslovacchia e nell'Unione Sovietica a partire dal 1979; negli anni 70 pagò gli studi universitari dei neri in Sudafrica per combattere l'apartheid, poi aiutò i movimenti democratici in Zimbabwe. Dopo il crollo dell'Urss ha finanziato programmi di democratizzazione in Russia e in altre nazioni dell'ex-blocco sovietico; è intervenuto durante il conflitto dei Balcani in aiuto delle popolazioni civili; ha investito 50 milioni di dollari in Africa per sradicare la povertà". Con il montare dell'ondata sovranista negli ultimi anni, è stato quindi inevitabile che una nazione come l'Ungheria di Viktor Orban abbia deciso di fare a meno della sua opera, costringendo la sua Open Society Foundation a lasciare il Paese.
Un "grande vecchio" per tutte le stagioni
Queste sue iniziative, considerate dai critici vere e proprie ingerenze, hanno fatto di Soros il "grande vecchio" al centro di ogni sorta di teoria più o meno cospirazionista, dal cosiddetto "Nuovo Ordine Mondiale" alla "grande sostituzione etnica" che si starebbe abbattendo sull'Europa con le migrazioni di massa dal Terzo mondo. Il paradosso è che nelle iniziative di Soros non c'è poi molto di occulto. Anzi. È del 20 settembre 2016, ad esempio, la lettera al Wall Street Journal nel quale l'investitore annunciava che avrebbe speso mezzo miliardo di dollari per "investimenti che si rivolgano nello specifico ai bisogni dei migranti, dei rifugiati e delle comunità che li ospitano. Investirò in startup, aziende, iniziative sull'impatto sociale e imprese fondate dai migranti o dai rifugiati stessi. Sebbene la mia preoccupazione principale sia aiutare i migranti e i rifugiati che arrivano in Europe, studierò buone idee di investimento che aiutino i migranti in tutto il mondo". Tutto perfettamente alla luce del sole, quindi, per evitare che i migranti siano "costretti a vite di solitaria disperazione" e i Paesi che li accolgono "manchino di raccogliere i comprovati frutti di una maggiore integrazione". C'è quindi una visione politica chiara. Come altrettanto chiara è quella di chi a essa si oppone. Che Soros sia il nemico di chi propugna una marcia indietro dalla globalizzazione e un ritorno a una società "chiusa" è pertanto del tutto naturale.
Le teorie del complotto
Per i suoi avversari più esagitati, Soros sarebbe un agente della “tirannia del politicamente corretto” e i suoi tentativi di combattere discriminazioni e repressione sarebbero in realtà una scusa per limitare la libertà di cittadini a favore di un “nuovo ordine mondiale”, imponendo una visione monolitica fatta di economie capitalistiche e liberi scambi commerciali, libertà di costume e orientamento sessuale. C'è chi si spinge ancora più in là. Nell'aprile del 2007 in una puntata del suo talk show il presentatore conservatore americano Bill O’Reilly, descrisse Soros come un pericoloso estremista di sinistra radicale che aveva l’obiettivo “unificare le politiche estere di tutti i paesi, legalizzare le droghe e l’eutanasia” attraverso le sue fondazioni e Ong. Tre anni dopo un altro presentatore conservatore, Glenn Beck, dedicò due puntate del suo show a rivelare il “piano ombra” di Soros, con cui il miliardario avrebbe puntato a creare un unico governo mondiale per poi mettersene a capo.
Secondo Jesse Walker, autore di “The United States of Paranoia: A Conspiracy Theory" - si legge su Vice - queste teorie del complotto su Soros hanno cominciato a circolare negli anni Novanta tra l'estrema sinistra. "Ho incontrato per la prima volta le tematiche anti-Soros negli anni Novanta," ha detto Walker in un'intervista. "E, cosa interessante, venivano da sinistra, da persone preoccupate che Soros stesse finanziando il movimento per scopi personali (o, senza cedere alle cospirazioni, che i soldi di Soros avrebbero tolto l'indipendenza alle attività della sinistra.) Effettivamente, osserva ancora Vice, le attività filantropiche di Soros e i suoi finanziamenti ai movimenti di protesta spontanei davvero portano questi ultimi a venire "addomesticati" e "normalizzati." È successo nel caso di Black Lives Matter, ad esempio, che ha ricevuto alcuni finanziamenti da Open Society. Anche qua, nulla di segreto.