La polemica sui due centesimi per i sacchetti bio per frutta e verdura diventati obbligatori ha assunto presto, come saprete, caratteri piuttosto surreali. Chi in Italia grida al complotto chissà cosa penserebbe della discussione in corso alla Camera dei Comuni britannica, dove la Commissione per l'Audit Ambientale, guidata dalla laburista Mary Creagh, ha chiesto di imporre una sovrattassa di 25 pence (ovvero 28 centesimi di euro) sulle tazze usa e getta utilizzate dalle grandi catene di caffetteria, come Starbucks o Costa. L'obiettivo è riuscire a riciclare entro il 2023 i 2,5 miliardi di contenitori di questo genere gettati dai sudditi di Elisabetta II ogni anno. Già, perché le tazze usa e getta utilizzate per caffé e cappuccini sono riciclabili ma non vengono riciclate quasi mai.
Riciclata meno di una tazza su cento
A complicare lo smaltimento dei contenitori, spiega la Commissione, è lo strato di plastica esterno, difficile da separare dalla carta, nonché i residui delle bevande, che rendono più complicato il riciclo. "Nel Regno Unito ci sono solo tre stabilimenti in grado di separare la carta dalla plastica per il riciclo", leggiamo sul sito della Commissione, "di conseguenza meno dell'1% delle tazze viene riciclato. La maggior parte della gente, però, le getta nella differenziata convinta che venga riciclata". Per la precisione, a venire riciclata è una tazza su 400, lo 0,25%. Il resto finisce nelle discariche, viene bruciato o esportato verso Paesi con impianti in grado di effettuarne lo smaltimento. E non tutti i cittadini hanno l'adeguata coscienza ambientale: ogni giorno in Gran Bretagna mezzo milione di tazze usa e getta viene gettato per strada.
Il governo ha accolto l'appello della Commissione e il Cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, ha promesso che commissionerà uno studio per capire come risolvere il problema. Ma Creagh ha già fatto la sua proposta: imporre una tassa di almeno 25 pence su ogni tazza usa e getta per convincere i produttori a utilizzare contenitori ancora più "green", magari interamente di carta, e finanziare la costruzione di nuovi impianti di smaltimento. Un'idea alla quale il viceministro dell'Ambiente, Thérèse Coffey, si è detta "aperta". Alcune catene, come Starbucks, offrono già uno sconto di 25 pence ai clienti che si portano dietro la tazza o il thermos ma secondo la deputata laburista tali misure si sono rivelate "inefficaci".
E Starbucks annuncia un esperimento
Un piano siffatto si inserirebbe nella scia della sovrattassa da 5 pence sulle buste per la spesa di plastica, in vigore dall'ottobre 2015, che ha consentito di ridurre di oltre l'80% l'utilizzo di buste di plastica solo nel primo anno di applicazione. Secondo Creagh, una tassa farebbe risparmiare anche le aziende del settore, che dovrebbero acquistare e smaltire meno contenitori. Starbucks ha già reagito annunciando un esperimento di tre mesi: da febbraio in 25 punti vendita londinesi verrà aggiunta una sovrattassa di 5 pence sulle tazze usa e getta. "Condivideremo le nostre conclusioni con tutte le parti interessate prima di valutare iniziative successive", spiega Starbucks.