Nel caso in cui il governo italiano dovesse ritirarsi dal progetto Torino-Lione, la Commissione non ritiene che possa essere imposta una penalità dal 2 al 10% all'Italia. Né l'Italia potrebbe essere esclusa da ulteriori finanziamenti infrastrutturali se dovesse decidere di uscire dal progetto Lione-Torino. Lo fanno sapere fonti della Commissione europea in riferimento alla ipotesi che il governo decida di non proseguire nel progetto Tav.
Tuttavia, aggiungono le stesse fonti, la Commissione non esclude che chiederà all'Italia di rimborsare il contributo del Cef già erogato. Il Cef è lo strumento finanziario utilizzato per migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni. L'importo che sarebbe richiesto all'Italia, chiariscono da Bruxelles, non può essere indicato in questa fase dato che sono interessati diversi accordi di concessione e una parte del finanziamento è stata attribuita a Telt (l'impresa responsabile del progetto).
Quindi non risultano “penali” in senso stretto per l’Italia nel caso in cui decida di uscire dal progetto TAV. Roma dovrebbe però restituire un finanziamento europeo di oltre 800 milioni di euro, che non potrebbe usare per altri scopi. In questo caso però non spenderebbe nemmeno i fondi italiani necessari, insieme a quelli europei, per il completamento dell’opera.
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Quanto ci costerebbe non fare la Tav?
Perché si è tornati a parlare di Tav e stop ai lavori
La giornata politica di ieri è stata caratterizzata da una serie di articoli che raccontavano come il governo stesse optando per lo stop ai lavori della Torino-Lione. Nella mattinata di ieri da Palazzo Chigi hanno notare che il dossier sulla Tav al momento non è ancora giunto sul tavolo del presidente del Consiglio, e che quindi nessuna decisione era stata presa, e "soprattutto non ci sono state valutazioni al riguardo". Il dossier - aggiungono fonti di governo - è in fase istruttoria presso il ministro competente Toninelli, il quale è impegnato in una valutazione costi-benefici che poi sarà sottoposta e condivisa con il presidente del consiglio e con l'intero governo.
Ad ogni modo la soluzione sarà "in linea con quella contenuta nel contratto di governo", concludono le stesse fonti.
In realtà nel contratto non c'è una vera e propria indicazione su quello che verrà fatto per la Tav. Le tre righe di cui si parla nel contratto recitano:
"Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia".
Il tema della Tav fu oggetto di un piccolo giallo durante la stesura del contratto di governo. Come molti ricorderanno, ne sono circolate due versioni. Nella prima, pubblicata da uno scoop di Huffington Post, c'era scritto nero su bianco che la Tav sarebbe stata cancellata (ma c'era anche l'uscita dall'euro e il famoso piano b di Savona). Il primo testo infatti recitava:
"Con riguardo alla Linea ad Alta Velocità Torino-Lione nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia Torino-Lione, ci impegniamo a sospendere i lavori esecutivi e ridiscuterne integralmente il progetto“.
Tra la prima e la seconda bozza del contratto quindi c'è una differenza sostanziale, e la ridiscussione integrale del progetto, senza l'accenno al blocco dei lavori, potrebbe significare tutto e il suo contrario. Il testo, che dovrebbe essere la linea guida e chiarificatrice dell'azione del governo, in questo caso non aiuta troppo a capire se lo stop alla Tav si finirà o meno.
Per approfondimenti: Quanto costerà effettivamente bloccare i lavori della Tav?