“In tutta Europa ci sono sempre meno nascite. Per i Paesi occidentali la risposta sta nell’immigrazione, nel far arrivare persone per pareggiare i conti; per noi la migrazione significa arrendersi e la pensiamo diversamente: non vogliamo soltanto numeri, vogliamo bambini ungheresi”.
Aumentare le nascite, a ogni costo: è il diktat di Viktor Orban, il primo ministro ungherese, che durante l’annuale discorso alla nazione, tenuto a Bupadest il 10 febbraio, ha annunciato una serie di misure per incrementare il tasso di fertilità del suo Paese, fermo a 1,5 nascite per madre (un dato sotto la media europea, ma comunque superiore a quello italiano che si assesta a 1,3). La mossa più clamorosa riguarda le donne con almeno quattro figli: mai più tasse sui loro redditi, per tutta la vita.
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La ricetta del premier anti-migranti
Orban ha insistito sui pericoli dell’immigrazione e messo in guardia i Paesi “con popolazione mista”, quelli cioè dove il cristianesimo un tempo maggioritario sarebbe oramai insidiato dalle altre religioni. “Non c’è ritorno” da questa situazione, ha detto Orban secondo cui, in Europa, la fede in Cristo non tarderà a diventare una corrente minoritaria.
Immigrazione uguale pericolo: l’equazione di Orban è semplice e l’ha ribadita lo stesso primo ministro definendo l’arrivo di persone straniere “il virus del terrorismo”.
Per contrastare la diminuzione della popolazione, che in Ungheria è in calo di 32 mila unità ogni anno su un totale di nemmeno dieci milioni di persone, ecco allora le misure straordinarie per incentivare le nascite. Abolizione dell’Irpef alle mamme con quattro figli, tanto per cominciare. E poi altri sei punti, dal credito agevolato per la casa ai prestiti a bassi tassi di interesse per le signorine under 40 che si sposano; dagli incentivi per l’acquisto di auto a sette posti all’integrazione del mutuo familiare per le coppie con almeno due figli, fino al bonus bebè che può essere erogato al nonno invece che ai genitori.
Giovani in fuga: l’esodo che spaventa Orban
Basteranno le misure promesse da Orban a frenare l’emorragia di giovani che negli ultimi anni hanno lasciato l’Ungheria? Secondo i dati delle Nazioni Unite del 2017, nel giro di trent’anni la popolazione ungherese diminuirà di un milione e mezzo, il 15%.
Il discorso del premier, in sala, è stato accolto da applausi scroscianti. Fuori, però, andava in scena l’ennesima manifestazione contro il governo.
Per le strade e sui ponti di Budapest hanno sfilato qualche centinaio di manifestanti, alcuni avvolti nelle bandiere europee, altri con in braccio cartelli che recitavano “Non saremo schiavi di Orban”. L’Ungheria è divisa, e non da poco: le opposizioni sfilano da settimane, da quando a dicembre il governo ha approvato la cosiddetta “legge schiavitù” che consente ai datori di lavoro di chiedere ai lavoratori straordinari fino a 400 ore all’anno.