Alla conta mancano ancora 200.000 voti, quelli degli svedesi all’estero. E rischiano di essere tutti, uno per uno, decisivi. La principale nazione scandinava attenderà con il fiato sospeso fino a oggi il termine ufficiale dello spoglio, e la proclamazione dei risultati. Solo allora si saprà chi ha vinto e come, ma per il momento gli esiti delle elezioni politiche sono ancora da capire e da interpretare.
Due blocchi e un guastatore
Due blocchi, un partito a fare da guastatore e tanta incertezza: al momento il centrosinistra è in vantaggio. Ha però solo un seggio di vantaggio sul centrodestra, e non pare proprio che questo sia la condizione migliore per avviare una legislatura solida. A maggior ragione il centrodestra ha poco di che esultare: i suoi quattro partiti avevano promesso di togliere ai socialdemocratici la poltrona di primo ministro, ma il compito pare arduo.
Il 17 percento non basta
Persino i Democratici svedesi, il partito di estrema destra indicato come uscito vincitore dalle urne, non può cantare vittoria: i sondaggi lo davano al 20 percento (e di solito la destra sovranista ha più voti nel segreto delle urne che non nelle rilevazioni demoscopiche) ma chiude al 17,6.
Non basta ad imporre la propria agenda alla politica nazionale, ma una cosa è certa: le possibilità di esercitare un potere di interdizione nei confronti dei partiti tradizionale è molto concreta.
Perché i Democratici Svedesi resteranno all’opposizione
Un potere molto esteso, ma non paragonabile a quanto si potrebbe fare entrando in una coalizione di governo. Anche perché in caso di saldatura tra i due blocchi, o anche tra solo alcune parti di essi, il rischio concreto è quello semmai di restare isolati.
La più concreta possibilità di essere ammessi al salotto buono della politica del Regno è affidata all’idea di un accordo di maggioranza con tutto il centrodestra. Solo che all’interno di questi i due partiti lontani dai Democratici Svedesi (il Liberale e il Centro) hanno già fatto sapere che la pregiudiziale espressa in campagna elettorale resta ancora tutta in piedi. Niente da fare, non se ne parla.
Il male minore
Certo, questo potrebbe spingerli a dover rinnegare una seconda promessa preelettorale, quella di liberare il Paese da un primo ministro socialdemocratico, ma si tratterebbe del male minore. Probabilmente l’elettorato capirebbe.
Ecco allora che due partiti di centro hanno assunto il ruolo che il centro di solito ha nelle democrazie avanzate e composite: l’ago della bilancia.
L’onda lunga perde forza?
Forse, però, non ci sarebbe nemmeno la necessità di implorare la comprensione, o la clemenza, dei propri elettori. Il centrosinistra, con quelle 200.000 schede da scrutinare, potrebbe incrementare il proprio vantaggio. E allora si avrebbe una riedizione della coalizione passata. Non ha entusiasmato, ma in politica non si sa mai. Anche perché, sotto sotto, si potrebbe concludere che ad iniziare dalla Svezia ha iniziato ad esaurirsi l’onda lunga del sovranismo europeo. Lo si capirà nei prossimi mesi.