Serghei Skripal non è l'unico caso di avvelenamento in Gran Bretagna negli ultimi 40 anni.
Il primo risale al settembre 1978 e si tratta di uno dei più noti omicidi compiuti durante la Guerra fredda: quello del dissidente bulgaro Georgy Markov, assassinato sul Waterloo Bridge con una minuscola pallottola avvelenata sparata probabilmente dalla punta di un ombrello. L'attivista d'opposizione morì dopo tre giorni. All'epoca la Bulgaria era nell'orbita dell'Unione sovietica.
Nel novembre 2006, l'ex agente dell'Fsb russo Aleksandr Litvinenko è stato avvelenato con polonio radioattivo, bevendo una tazza di tè a Londra. Il caso ha fatto scoppiare una crisi diplomatica tra Mosca e Londra, col Cremlino che ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento e negato l'estradizione dei sospetti assassini: Andrei Lugovoi, ex spia del Kgb diventato deputato e il suo amico di infanzia Dmitry Kovtun.
Nel marzo 2012, German Gorbuntsov, banchiere russo esiliato è sopravvissuto a un attentato: mentre usciva da un taxi a Londra: gli hanno sparato quattro volte con una pistola con silenziatore. Era stato coinvolto in una dura disputa con due ex soci.
A novembre del 2012, l'uomo d'affari Aleksander Perepilichnyy è collassato, mentre correva vicino a casa sua a Weybridge, nel Surrey. La sua morte inizialmente è stata attribuita a cause naturali, ma l'inchiesta ha trovato tracce di veleno nel suo stomaco. Prima di morire aveva aiutato una società d'investimento a scoprire un'operazione russa di riciclaggio da 230 milioni di dollari.
L'ex oligarca in autosilo in Gran Bretagna, Boris Berezovsky, a marzo 2013 è stato trovato impiccato, in un apparente caso di suicidio. Aveva passato il decennio precedente in una battaglia di alto profilo medico contro il suo ex protege Putin. Il patologo che ha fatto l'autopsia ha detto di non potere escludere l'omicidio.
Un collaboratore di Berezovsky, Scot Young, a dicembre 2014, è stato trovato impalato a una ringhiera dopo essere caduto dal quarto piano a Marylebone, a Londra.