Peter Zhu era un cadetto dell’accademia militare West Point, la storica accademia federale dell’esercito degli Stati Uniti, e progettava una carriera in medicina. La sua vita però finisce tragicamente durante una discesa con gli scii, a Peter, ancora 21enne, gli si spezza la spina dorsale, cosa che lo condanna, quattro giorni dopo alla morte celebrale. Quella che può sembrare una fine, rappresenta in realtà soltanto l’inizio di una storia, una corsa per la precisione, prima di tutto contro il tempo, dei genitori di Peter, Monica e Yongmin, che si appellano ad un giudice del tribunale per espiantare dal corpo del figlio, assieme a tutti gli altri organi, anche un campione di sperma. Vogliono permettere alla loro famiglia, orfana dell’unico figlio, di poter continuare ad esistere.
“Il suo desiderio era quello di crescere cinque figli”, giurano i coniugi ancora sconvolti dalla perdita del figlio. La faccenda è chiaramente controversa, la prima rimozione documentata di spermatozoi post-mortem risale al 1980 e il primo bambino venuto al mondo a seguito di questa procedura è nato nel 1999. Nel 2018, l'American Society for Reproductive Medicine ha emanato linee guida etiche per i centri di fertilità sulla raccolta postuma di tessuto riproduttivo, sostenendo che è giustificabile se autorizzato per iscritto dal defunto; in alternativa i programmi dovrebbero prendere in considerazione solo le richieste del coniuge o del partner sopravvissuto.
La famiglia Zhu vince la prima battaglia; nel dubbio, il giudice autorizza il Westchester Medical Center a prelevare e conservare lo sperma in attesa di una sentenza che decidesse il da farsi. “Cerchiamo disperatamente – invocano ancora i genitori - di avere un piccolo pezzo di Peter che potrebbe sopravvivere e continuare a diffondere la gioia e la felicità che Peter ha donato alle nostre vite”.
L’incarico passa nelle mani della Corte Suprema, sotto il naso del giudice John Colangelo che martedì 21 maggio emette una sentenza che potrebbe rivelarsi storica: “Il tribunale non imporrà restrizioni sull'uso dello sperma del figlio per i genitori di Peter, compreso il suo potenziale uso a scopo di procreazione”. Quindi si, i genitori di Peter possono conservare gli spermatozoi del figlio e cercare una donna che si prenda in carico la gravidanza e la messa al mondo di un loro nipote.
Il giudice Colangelo ha detto di non aver trovato restrizioni nella legge statale o federale e ha fatto notare che pochi tribunali hanno affrontato la questione della riproduzione postuma, ma coloro che l'hanno affrontata hanno usato l'intento del defunto come fattore decisivo. Monica Minzhi Yao ha dichiarato che la famiglia vuole privacy e non farà commenti sul caso. "Siamo estremamente devastati da questo strano incidente – dice - Il nostro dolore è qualcosa che nessuna parola può descrivere".