La Spagna in cui è aperta la ferita del secessionismo catalano, ne sana un'altra: tra il 5 e il 6 maggio prossimi l'Eta dichiarerà definitivamente conclusa la propria storia violenta di oltre 40 anni di lotta armata che ha causato più di 800 vittime. L'organizzazione separatista basca ha chiesto "perdono" alle vittime "che non avevano un coinvolgimento diretto nel conflitto" e ha riconosciuto il dolore causato con le sue azioni terroristiche, ammettendo la "responsabilità diretta" nella "grave sofferenza" patita dalla società basca.
L'Eta ha ammesso che negli ultimi decenni la società basca ha subito "sofferenza eccessiva" con "morti, feriti, persone torturate, rapiti o costretti a fuggire all'estero" e che "nulla di tutto questo avrebbe mai dovuto verificarsi o si sarebbe dovuto prolungare nel tempo". Con un linguaggio diverso dai tradizionali comunicati e a 15 giorni dall'annunciata dissoluzione definitiva, l'Eta ha manifestato "l'impegno definitivo a superare le conseguenze del conflitto e affinché questo non si ripeta".
"Vorremmo che tutto questo non fosse accaduto", ha scritto l'organizzazione in una nota diffusa attraverso i quotidiani Gara e Berriai in cui ha auspicato "la riconciliazione". "Siamo consapevoli che in questo lungo periodo di lotta armata abbiamo causato molto dolore, tra cui molti danni che non hanno soluzione", ha fatto sapere il gruppo basco dicendosi "veramente dispiaciuto": "Vogliamo mostrare rispetto per i morti, i feriti e le vittime causate dalle azioni dell'Eta".
Un assist per Rajoy
Il pentimento basco è destinato a rafforzare politicamente e in termini di immagine Madrid, impegnata ad arginare le aspirazioni indipendentiste di Barcellona, finora mai sconfinate nell'uso della violenza. La richiesta di "perdono" mostra la "forza" dello Stato di diritto che ha battuto l'organizzazione terroristica "con le armi della democrazia", hanno fatto sapere fonti del governo Rajoy. "È bene che l'organizzazione terrorista chieda scusa perché le vittime, la loro memoria e la dignità sono stati decisivi nella sconfitta dell'Eta", hanno indicato ancora le fonti governative. L'Eta, però, doveva "da tempo" scusarsi "sinceramente e incondizionatamente per il danno fatto".
Il gruppo terroristico ha in programma il 5 maggio un evento in Francia per la sua dissoluzione finale. Secondo la radio pubblica basca, Radio Euskadi, prima di questo annuncio si terrà una cerimonia nei Paesi Baschi francesi, probabilmente a Bayonne, con la partecipazione di diverse figure politiche, sindacali e agenti sociali e la partecipazione di personalità internazionali. Il prossimo lunedì è prevista una conferenza stampa a cui parteciperà il cosiddetto Gruppo Internazionale di Contatto (Gic), forse con Raymon Kendall, ex segretario dell'Interpol, como protagonista, e le organizzazioni basche Bake Bidean e Foro Social. In un'intervista a Radio Euskadi, il membro israeliano del Gic, Alberto Spektorowski, ha detto che i termini che l'organizzazione terroristica utilizzerà per annunciare la sua dissoluzione saranno "chiari".
Dopo 60 anni, finisce il sogno di Euskadi
Nata nel 1959 da una scissione del Partito nazionalista basco con l'obiettivo di conquistare la piena indipendenza delle Province Basche, l'Eta (Euskadi Ta Askatasuna, che in lingua basca significa "Paese basco e liberta") ha seminato il terrore in Spagna per oltre mezzo secolo. L'obiettivo dell'organizzazione - che ha come simbolo un'ascia intrecciata a un serpente e si è avvicinata alla lotta armata negli anni '60 - era quello di creare uno Stato socialista indipendente che comprendesse non solo le tre province attuali dei Paesi Baschi ma anche la comunità autonoma di Navarra e le tre province basche del sud-ovest della Francia.
Dal primo attentato del 7 giugno 1968, l'uccisione di un membro della Guardia Civil, fino al 20 ottobre 2011, quando l'Eta comunicò la fine della lotta armata, si calcola che le persone rimaste uccise siano state oltre 850.
L'8 aprile del 2017 l'Eta annuncia il "disarmo totale" dell'organizzazione, e fornisce alla Francia una lista di luoghi in cui sono custodite le armi. La mossa è, però, considerata insufficiente d Madrid. A febbraio scorso comincia il voto interno al movimento sulla propria dissoluzione.