È un profilo tutt'altro che lineare, spesso all'apparenza contraddittorio, quello di Souad Abderrahim, la farmacista 53enne che è riuscita a conquistare la poltrona di sindaco di Tunisi, prima donna nella storia del Paese. E lo ha fatto candidandosi, pur non portando il velo e vestendo all'occidentale, con il partito islamista Ennahda. Lei tuttavia precisa di essere "indipendente", né di destra nè di sinistra. Le sue posizioni però, in particolare sulla famiglia, sono molto chiare: "La famiglia non dovrebbe essere formata al di fuori dei vincoli del matrimonio", diceva nel 2011 qualche mese dopo il successo della Rivoluzione del gelsomino, attaccando in particolare la madri single ancora non viste di buon occhio nella società tunisina. Un'uscita che l'è costata, il 22 novembre 2011, anche un'aggressione fisica all'esterno del Palazzo dell'Assemblea costituente.
Dalle lotte studentesche alla carriera farmaceutica
Non era la prima volta che Abderrahim pagava per le proprie opinioni politiche. Nel 1985, quando studiava alla Facoltà di Medicina di Monastir sul Mediterraneo (è nata a Sfax, nel Sud, ma è cresciuta nei sobborghi di Tunisi), è finita in carcere per un paio di settimane: si era trovata in mezzo a uno scontro tra studenti islamisti e alcuni di sinistra. Già allora si impegnava a unire i fronti, andando oltre gli orientamenti politici, fondando l'Unione generale degli studenti tunisini. L'intento era di "riconciliare entrambe le parti e servire gli interessi degli studenti in generale più di quelli di un campo politico o di un'ideologia". La sua lotta studentesca la costrinse però ad allontanarsi dagli studi: è riuscita a laurearsi solo nel 1992. Ha poi avviato la sua carriera nell'industria farmaceutica.
Il ritorno alla politica
Nel 2011, organizzando una carovana umanitaria per rifornire di medicinale gli ospedali semi-abbandonati del sud del Paese, è ritornata la sua passione per la politica. E ha scelto di valorizzarla con il partito islamista Ennahda, il più forte dopo l'era di Zine El Abidin Ben Ali. "Ho iniziato a studiare il loro programma e l'ho trovato convincente. Inoltre, c'era già molta fiducia tra loro e me. L'ho trovato propizio a difendere i risultati della donna presentando la mia candidatura all'Assemblea costituente con Ennahdha. Come donna, la mia presenza potrebbe essere una garanzia, una salvaguardia per i nostri diritti", sosteneva nel 2011 preparandosi a fare parte della squadra che avrebbe scritto la nuova Costituzione tunisina. E ora lo conferma anche da sindaca: "Essere il primo sindaco donna di Tunisi è un orgoglio per tutte le donne tunisine". Nel 2014 ha ottenuto l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine al merito tunisino. È sposata e ha due figli (lei è invece è cresciuta con 7 fratelli).