Uno Stato piccolo e potentissimo, le cui ricchezze dipendono dagli introiti del petrolio e soprattutto del gas, di cui possiede le terze riserve mondiali. È il Qatar, 12 mila chilometri quadrati di benessere che da un anno vivono però isolati dai Paesi più vicini. Dallo scorso giugno l’emirato deve fare i conti con l’embargo imposto da Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Barhain che l’hanno accusato di sostenere il terrorismo. Le risorse naturali di cui il Qatar gode in abbondanza, però, non sarebbero le uniche fonti di reddito. Questo piccolo lembo di terra affacciato sul golfo Persico si sta attrezzando per il futuro, puntando sulla “economia della conoscenza”. A raccontare al Guardian i progetti della famiglia è Hind al-Thani, la più giovane sorella dell’attuale emiro del Qatar, Tamim al-Thani.
Una visione nuova
“Non è un segreto che siamo una società benestante e che forse nessuno ha nemmeno bisogno di lavorare - ha ammesso Hind -. Ma sapere che puoi contribuire allo sviluppo del tuo paese e aiutare a farlo diventare ancora più importante è qualcosa di cui tutti si sentono orgogliosi. In questo senso, il blocco ha aiutato e oggi lo vediamo come una grande opportunità per essere autosufficienti". Contribuire allo sviluppo del Qatar, dunque. Per farlo, le parole d’ordine sono istruzione e innovazione, le due armi per andare oltre alla disponibilità di petrolio e gas. Una visione nuova fondata “sull’economia della conoscenza”, scrive il quotidiano britannico.
L’ultimo tassello a questo progetto è la Qatar National Library, l’edificio disegnato dall’architetto olandese Rem Koolhaas che ospita una biblioteca – una novità in un Paese con scarsa tradizione in questo campo -, un teatro e lo spazio per i caffè. Inaugurata lo scorso 7 novembre, la biblioteca offre 150 mila libri. Tutti già presi in prestito dai lettori almeno una volta, scrive il Guardian.
Il progetto per l’istruzione
Non si vive di soli libri, devono aver pensato in Qatar. Il piano per favorire l’istruzione è in mano alla Qatar Foundation, l’ente no profit istituito già nel 1995 dai genitori di Tamim al-Thani, l’ex emiro Hamad e la moglie Mozah. “Educazione, scienza, ricerca e sviluppo della comunità” le parole d’ordine di una realtà che nei pressi di Doha, la capitale del Qatar, ospita le sezioni distaccate di otto prestigiose università, da quella della Virginia – la prima a spostarsi sul Golfo -, alla Hec di Parigi e alla University College di Londra, le ultime in ordine di tempo. Oltre agli investimenti nel settore dell’educazione, il Qatar ha sfruttato gli ultimi mesi di embargo commerciale e diplomatico con i dirimpettai per sviluppare alcune riforme economiche. Prima fra tutte, l’apertura agli investimenti esteri.
Porte aperte
"Il blocco ci ha spinti a guardare a regole aziendali facili da applicare, è stata l’occasione per accelerare su riforme di questo tipo – ha dichiarato il ministro delle Finanze Ali Shareef al-Emadi al Financial Times -. Ora guardiamo al Qatar come un hub aperto per la regione". Tradotto, relazioni più strette con i vicini con cui i rapporti sono ancora molto buoni, Iran in testa, ma anche Turchia e Oman. “Il Qatar ha deciso di aprire il suo intero settore immobiliare agli investitori stranieri – scrive il Ft -, e presto potrebbe consentirebbe loro anche di assumere la piena proprietà delle società senza la necessità di lavorare con un partner locale”. E poi il turismo, con un’apertura senza precedenti ai visitatori, e la maggiore facilità con la quale concedere visti di lavoro agli stranieri. Cordoni della borsa più larghi, insomma. Il motivo? Una previsione di crescita dei ricavi garantita ancora una volta dal petrolio: “Il Qatar stabilisce il proprio bilancio sulla base di un prezzo del petrolio di circa 45 dollari al barile” spiega Emadi. Calcolando che quest’anno l’oro nero salirà sopra ai 70 dollari, i conti sono presto fatti. Un eccesso di ricavi con cui potersi permettere anche di trasformare la propria economia puntando sulla conoscenza.