L'offensiva di Ankara contro i curdi in Siria "non è un nostro problema". Così il presidente Donald Trump difende la sua decisione di richiamare le truppe statunitensi dalla Siria, assicurando che contro la Turchia "le sanzioni funzionano" meglio dei soldati.
"Se la Turchia va in Siria è una questione tra la Turchia e la Siria", ha rimarcato Trump, durante l'incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il miliardario ha dunque sminuito l'importanza dell'alleanza Usa con i curdi contro l'Isis.
"I curdi non sono angeli", ha osservato, e Washington ha fornito loro "un sacco di soldi" per combattere i terroristi. Il tutto mentre il vice presidente americano Mike Pence si prepara ad incontrare il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara per tentare di mediare un'intesa sul cessate il fuoco. "I curdi sono molto più sicuri ora e sanno come combattere. Come ho detto non sono angeli", ha insistito Trump, negando di aver dato il disco verde a Erdogan per l'incursione in Siria.
Quanto alla Russia, se "vuole essere coinvolta in Siria, va bene. Dipende da loro visto che hanno un problema con la Turchia. Loro hanno un problema alla frontiera. Non è il nostro confine - ha proseguito Trump - non dovremmo perdere vite americane".
Per l'inquilino della Casa Bianca, l'effetto del ritiro dei soldati americani si è rivelato "strategicamente brillante" perché ora i curdi si sono alleati con il presidente siriano Bashar al-Assad. "I nostri soldati sono fuori e totalmente al sicuro - ha affermato - mentre la Siria sta proteggendo i curdi. E' una cosa buona perché ogni player odia l'Isis".
Pence partirà domani per Ankara con il segretario di Stato americano Mike Pompeo e con il nuovo advisor per la sicurezza nazionale Robert O'Brien. Le sanzioni contro la Turchia annunciate da Trump hanno allentato le tensioni con i parlamentari repubblicani che avevano contestato il ritiro delle truppe Usa dalla Siria.