Quello della Siria è uno scacchiere in continua trasformazione. Da quando è scoppiata la guerra, il 15 marzo 2011, alleanze e rotture, sia militari che politiche, si sono alternate tra le forze in campo e le potenze che le sostengono. Nella partita, oltre al regime di Damasco guidato da Bashar Al Assad e i vari ribelli (curdi, jihadisti, Esercito libero), ci sono i grandi portatori di interesse: dalla Russia agli Stati Uniti, passando per Turchia, Arabia Saudita, Iran e Israele.
E gli sviluppi più recenti, con Ankara che annuncia l'offensiva sulla zona settentrionale finora in mano ai curdi e gli americani che ritirano le proprie truppe, sembra delinearsi un nuovo scenario. Assad è tornato a controllare oltre il 90 per cento del territorio. I curdi comandano invece l'area a nord-est che comprende Raqqa e Kobane, ex roccaforti del sedicente Stato islamico, ormai spariti dal Paese.
L'esercito di Assad
Il regime di Damasco ha subito gravi perdite nei sette anni di guerra. Ha rischiato la sconfitta in almeno due occasioni: nel 2013 e 2015. Solo grazie all'intervento della Russia è riuscito a riprendersi una importante fetta del territorio che aveva perso. L'esercito di Assad prima delle rivolte innescate con la "primavera araba" poteva contare su 300 mila uomini, durante la guerra ne ha persi oltre la metà, tra i caduti in battaglia e quelli che hanno deciso di unirsi ai ribelli. I successi più grandi dei militari governativi sono rappresentati dalla riconquista di Damasco, Aleppo, Homs e Lattakia.
Forze filo-governative
A sostenere l'esercito di Assad negli anni si sono formate nuove forze militari. In totale hanno portato sul terreno tra i 150 mila e i 200 mila combattenti. Di questi, circa 90 mila appartengono alla Forza nazionale di difesa.
Hezbollah
Il braccio armato libanese sciita è uno dei principali sostenitori di Damasco. In campo ci sono tra i 5 mila e gli 8 mila combattenti. In Siria ci sono anche milizie irachene e afghane, tra i 30 e i 40 mila uomini addestrati dai Pasdaran iraniani.
Iran
Teheran è il primo alleato del regime siriano. Negli anni non solo ha fornito migliaia di combattenti dei Guardiani della rivoluzione a supporto di Damasco ma ha dato anche un prezioso sostegno economico e logistico. Quella in Siria è stato soprattutto una guerra per procura tra l'Iran, dottrina sciita, e il principale rivale nell'area, l'Arabia Saudita, che ha appoggiato in tutto e per tutto le fazioni sunnite, compresi alcuni gruppi di jihadisti.
Russia
Senza Mosca, Assad avrebbe perso la guerra almeno quattro anni fa. L'intervento del presidente russo Vladimir Putin, con i bombardamenti a partire dal settembre 2015, è stato decisivo. Un'iniziativa che ha assicurato alla Russia il controllo effettivo di tutti i territori recuperati, vincendo non solo il duello diretto con gli Stati Uniti ma anche la partita delle coalizioni: ne esce vincitrice quella formata appunto con l'Iran, ai danni di Usa, Arabia Saudita e, in parte, la Turchia.
Turchia
La preoccupazione principale di Ankara è rappresentata dai curdi delle Unità di difesa del popolo (Ypg) che sono riusciti a cacciare l'Isis dai territori del nord e a controllare quell'area. La Turchia continua a rivendicare parti delle province settentrionali.
Curdi
I combattenti curdi controllano l'area settentrionale della Siria, con i turchi che rivendicano parte delle province di Raqqa, Aleppo, Idlib e Hasakah. L'obiettivo è creare la regione autonoma curda, in stile Kurdistan iracheno, che comprende anche Afrin. I combattenti dell'Ypg godevano - fino a ieri - dell'appoggio degli Stati Uniti dai tempi della guerra allo Stato islamico. Un appoggio che creava non pochi attriti con la Turchia, membro alleato della Nato.
Stati Uniti
In questa guerra gli americani hanno modulato le alleanze dando priorità al contrasto allo Stato islamico. In seguito alla primavera araba avevano anche fornito un supporto ai ribelli anti-Assad ma l'espansione dell'Isis sul territorio li ha avvicinati ai curdi per poter combattere i jihadisti e mantenere le distanze dal regime, alleato chiave dei russi.
Arabia Saudita
Riad ha perso la guerra in Siria. I sauditi sono sempre stati sostenitori degli oppositori sunniti in chiave anti-Iran, sciita. Il supporto non è mancato nemmeno a gruppi di jihadisti che poi, dopo il 2014, sono stati inglobati dall'Isis.
Israele
Il ruolo di Tel Aviv è concentrato sui territori dei confini meridionali, nel Golan. Più volte i jet israeliani hanno bombardato alcune basi gestite dagli iraniani e da Hezbollah.