"Oggi, con Putin, abbiamo raggiunto un accordo storico per la lotta contro il terrorismo, l'integrità territoriale e l'unità politica della Siria e per il ritorno dei rifugiati". È quanto ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al termine del suo incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin a Sochi, in Russia. Da parte sua, il presidente russo ha dichiarato di aver "trovato soluzioni decisive" sulla Siria nell'incontro. L'intesa prevede che Turchia e Russia faranno a partire da domani pattugliamenti congiunti nel Nord-Est della Siria, fino a un profondità di 10 chilometri dal confine turco. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov ha anche reso noto che le forze russo-siriane "faciliteranno" il ritiro dei combattenti curdi dal nord della Siria.
Secondo l'agenzia russa Interfax, i colloquio sono durati 6 ore e per la maggior parte del tempo i due leader hanno avuto colloqui vis-a-vis. Prevalentemente è stato affrontato il tema del conflitto in Siria.
Intanto la Turchia ha prolungato l'attuale cessate il fuoco nel nord-est della Siria di altre 150 ore, ossia di oltre 6 giorni. Nei giorni scorsoi, i combattenti curdi hanno lasciato la città siriana di Ras al-Ain, assediata dalle forze turche, ritiro che dovrebbe accelerare la loro partenza da un'area di 32 chilometri di distanza dal confine con la Turchia, che era la principale condizione della tregua negoziata da Washington. Annunciato giovedì, l'accordo prevedeva la sospensione per 120 ore dell'offensiva lanciata il 9 ottobre dalla Turchia per consentire il ritiro dei combattenti curdi dalle zone di confine nel nord della Siria.
Anche le truppe americane hanno lasciato la loro più grande base nel nord della Siria, in attuazione del ritiro di circa mille soldati dalla regione annunciato da Washington. Oltre settanta mezzi corazzati con bandiera americana ed equipaggiamento militare, scortati da elicotteri, hanno percorso la strada internazionale che attraversa la città di Tal Tamr. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, il convoglio si e' ritirato dalla base di Sarrine vicino alla città di Kobane e si è diretto verso la provincia di Hassaké più a Est.
Un piccolo numero di militari Usa resterà in Siria, ha poi annunciato il presidente americano, per presidiare le aree petrolifere e impedire che i giacimenti cadano nelle mani dell'Isis. Inoltre, il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha fatto sapere che Trump "del tutto pronto a un'azione militare contro la Turchia, se necessaria".