"Siamo sicuri che Silvia Romano è viva, tutti i nostri sforzi sono concentrati nelle ricerche": secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, è la sintesi di quanto hanno riferito gli investigatori kenioti ai carabinieri del Ros. Silvia Romano è la volontaria milanese di 23 anni che è stata rapita il 20 novembre nel villaggio di Chakama, a un'ottantina di chilometri da Malindi.
La ragazza non sarebbe più nelle mani della banda che la sequestrò ma sarebbe stata ceduta ad altri malviventi. Gli investigatori escluderebbero che Romano sia in Somalia nelle mani degli integralisti di al-Shabaab: gli elementi raccolti portano a escludere questa ipotesi che era circolata nei mesi scorsi (e questo sarebbe un vantaggio perché un sequestro gestito dagli integralisti ha risvolti più complicati da affrontare: oltre al riscatto, di solito, vengono avanzate pretese politiche).
I progressi per salvarla vanno comunque a rilento. Da mesi è stato arrestato uno dei tre uomini che l'hanno rapita, Ibrahim Adan Omar, che aveva raccontato come nella fuga Silvia si fosse leggermente ferita a un piede. Secondo il quotidiano, i carabinieri hanno ricevuto i dati raccolti nel corso delle indagini, compresi i tabulati dei cellulari e i contatti.
Sulla vicenda, il governo italiano si è impegnato a "lavorare nel piu' stretto riserbo", ha spiegato il ministro degli Interni Matteo Salvini poco dopo la smentita della ricostruzione giornalistica del quotidiano online "Africa ExPress", secondo cui il titolare del Viminale sarebbe intervenuto per bloccare il pagamento di "un fantomatico riscatto" per la cooperante italiana Silvia Romano. Le stesse fonti, vicine al ministro, ribadiscono che "chi di dovere è al lavoro per riportare Silvia in Italia, sana e salva, e non si parla di riscatto".
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