La prolungata siccità che ha colpito l'Europa del Nord sta mettendo a dura prova le attività di pastorizia in nazioni solitamente verdeggianti, dai paesaggi da cartolina. L'inverno si preannuncia difficile per la sopravvivenza del bestiame e per le produzioni di mangimi, cereali e latte. A lanciare l'allarme sono le associazioni di agricoltori e allevatori delle nazioni impattate dai cambiamenti climatici, dalla Francia alla Svezia passando per Paesi Bassi e Germania, importanti produttori agricoli del continente.
Allarme in tutto il Nord Europa
- Svezia: gli incendi estivi hanno distrutto migliaia di ettari di terreni già secchi, in quella che la Federazione degli agricoltori definisce la "peggior crisi da più di 50 anni". Nel 2018 è crollata del 29% la produzione nazionale di cereali rispetto allo scorso anno. L'Agenzia governativa dell'agricoltura ha confermato che durante l'estate la maggior parte degli agricoltori ha già distribuito al bestiame le riserve di mangime dello scorso inverno, quindi "la mancanza di cibo si farà pesantemente sentire già questo inverno", ha avvertito Harald Svensson, economista responsabile dell'istituzione svedese.
- Lapponia: sos degli allevatori sul rischio carestia per 250 mila renne semi-nomadi colpite dalla siccità e private da pascoli.
- Germania: 10 mila fattorie sono a rischio chiusura - una fattoria su 25 - come conseguenza diretta della siccità, che ha causato 680 milioni di euro di danni alla produzione cerealicola e all'allevamento. In Bassa Sassonia, cuore agricolo del Paese, la produzione di mangimi è inferiore del 40% rispetto agli standard abituali in questo periodo dell'anno.
- Paesi Bassi: L'organizzazione agricola LTO registra una riduzione della produzione di cereali del 20%. I prati sono diventati gialli e il cibo scarseggia, così gli allevatori hanno dovuto comprare paglia a caro prezzo - 100 euro a tonnellata, invece degli abituali 60 - per mischiarla al fieno messo da parte l'inverno scorso. Per evitare di fronteggiare costi aggiuntivi, bollati come "speculazione dannosa", non pochi allevatori hanno spedito al mattatoio le proprie mandrie, precocemente abbattute, facendo crollare di conseguenza anche la produzione di latte.
- Gran Bretagna: il tasso di abbattimento dei bovini è stato più alto del 18% rispetto a quello registrato nel luglio 2017. In Germania, nonostante 340 milioni di euro di aiuti sbloccati dal governo, la macellazione del bestiame è aumentata del 10% tra il 1 e il 15 luglio.
"Già prima della siccità i costi di produzione non venivano coperti. In tutta Europa il prezzo di vendita del latte si aggira intorno ai 30-33 centesimi al litro mentre quelli di produzione si attestano intorno ai 40-45 centesimi. Figuriamoci adesso con questa crisi, la sostenibilità del settore è maggiormente a rischio" ha sottolineato Erwin Schopges, presidente dell'European Milk Board a Bruxelles, che rappresenta 100 mila piccoli produttori di latte.
In alcuni Paesi si corre ai ripari
Per correre ai ripari diversi paesi hanno sbloccato aiuti di emergenza a sostegno degli agricoltori colpiti dal riscaldamento globale; Berlino, ad esempio, ha stanziato 340 milioni di euro di aiuti e indennizzi. In Svizzera invece l'esercito è stato mobilitato per venire in soccorso di migliaia di mucche senza acqua né erba nei pascoli delle Alpi e del Jura, con elicotteri che hanno trasportato importanti quantità di acqua per coprire il fabbisogno del bestiame di 150 litri al giorno. Il governo elvetico ha ridotto le tasse doganali sull'importazione di mangime e concede prestiti a tasso zero. A sostegno degli agricoltori europei flagellati dall'insolita e prolungata siccità estiva, i primi di agosto la Commissione Ue ha varato un pacchetto di misure per far fronte alla crisi, integrate da altre a fine mese.
"Ora stiamo adottando ulteriori disposizioni che, a mio avviso, dovrebbero dare sollievo agli agricoltori europei gravati dalla carenza di alimenti per i loro animali. Accolgo con favore i recenti annunci di vari Stati membri pronti ad agire per il loro settore agricolo, e continuerò a lavorare con loro per garantire che sfruttino appieno le possibilità disponibili, in particolare nell'ambito della politica agricola comune" ha assicurato pochi giorni fa il Commissario dell'Agricoltura, Phil Hogan.
I provvedimenti saranno formalmente approvati dagli Stati membri entro fine settembre e verranno applicati retroattivamente. Così dovrebbero essere autorizzati i pagamenti anticipati agli agricoltori, che potranno ricevere il 70% della somma diretta e l'85% degli aiuti nell'ambito dello sviluppo rurale già a metà ottobre, invece di aspettare fino a dicembre, per migliorare la loro liquidità. Inoltre verrà introdotta una maggiore flessibilità delle norme su semina e raccolto delle colture destinate alla produzione di foraggi e pascoli per aiutare gli agricoltori a fornire alimenti sufficienti ai loro animali.