È di nuovo alta tensione tra Italia e Francia. Parigi decide di richiamare l'ambasciatore a Roma per consultazioni denunciando "attacchi senza precedenti e ingerenze ingiustificabili" e scoppia un vero e proprio incidente diplomatico con il governo italiano. A finire nel mirino, stavolta, è l'incontro del vicepremier, Luigi Di Maio, che si e' svolto martedì scorso nella periferia di Parigi, con alcuni esponenti dei Gilet gialli, tra cui il leader dell'ala 'dura' Christophe Chancelon. Incontro di cui i 5 Stelle rivendicano la "legittimità" pur ripetendo, a più voci, che il rapporto di amicizia con la Francia non è in discussione.
Ma il clima è teso e a fine giornata il Quirinale fa sapere, tramite fonti qualificate, che va ristabilito immediatamente un clima di fiducia con i Paesi amici e alleati e che questo passa attraverso la considerazione dei reciproci interessi nazionali e il pieno rispetto delle dinamiche istituzionali di ciascun Paese. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appena atterrato a Ciampino di ritorno dalla visita in Angola, ha espresso la sua grande preoccupazione per la situazione perché, hanno spiegato ancora fonti del Quirinale, i consolidati e preziosi rapporti di amicizia e collaborazione con la Francia vanno difesi e preservati.
Di Maio prova a chiarire, Di Battista rincara la dose
Il dibattito politico è acceso. Di Maio assicura: "Il popolo francese è nostro amico e nostro alleato. Il presidente Macron si è più volte scagliato contro il governo italiano per motivi politici in vista delle europee. Questo non ha mai intaccato il sentimento di amicizia che lega i nostri Paesi e mai lo farà" osserva.
Quindi, a proposito del suo incontro come capo politico di M5s con esponenti dei Gilet Gialli e con alcuni candidati della lista Ric, spiega che non rappresenta "una provocazione nei confronti del governo francese attuale ma un importante incontro con una forza politica con cui condividiamo tante rivendicazioni a partire dall'esigenza della democrazia diretta per dare maggiori poteri ai cittadini". Dicendosi comunque disponibile "a incontri al più alto livello con il governo francese per trovare soluzioni".
Più forti le parole usate dal 5 stelle Alessandro Di Battista, presente anche lui all'incontro con i gilets jaunes: "Più che richiamare in patria l'ambasciatore francese in Italia, suggerisco al presidente Macron di richiamare in Francia quei dirigenti francesi che dettano ancora legge nelle banche centrali africane".
E poi, altro affondo: "in Italia, qualche nemico della Patria si scandalizza per le battaglie che stiamo facendo. Badate bene sono quelli che nel 2011 si calarono le braghe quando Sarkozy propose l'intervento armato in Libia. Se ci fossero stati allora politici con la schiena dritta l'Italia non avrebbe dovuto affrontare da sola anni di imponenti flussi migratori e la Libia probabilmente non sarebbe l'inferno che è adesso. E su molte di queste cose concorda la stragrande maggioranza del popolo francese".
Salvini: "Non vogliamo litigare con nessuno"
Il vicepremier leghista, Matteo Salvini, prima risponde con una nota per assicurare: "Non vogliamo litigare con nessuno, non siamo interessati alle polemiche: siamo persone concrete e difendiamo gli interessi degli italiani. Siamo disponibilissimi a incontrare il presidente Macron e il governo francese, sederci a un tavolo e affrontare, per quanto riguarda le mie competenze, tre questioni fondamentali". Poi pero' in conferenza stampa a Pescara aggiunge: "Da tempo mi sono già detto disponibile ad andare a Parigi anche a piedi.
Ci sono tre dossier da risolvere: in Francia ci sono 15 terroristi che bevono champagne alle nostre spalle, il governo ha respinto più di 60 mila immigrati e i nostri pendolari vengono vessati alle frontiere. Non voglio litigare con nessuno ma abbiamo porto tutte le guance che potevamo porgere" puntualizza.
Intanto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da Beirut aggiunge nei panni ormai usuali di 'mediatore': "Ho sentito Macron e voglio dire che il rapporto tra Italia e Francia ha radici culturali e economiche antiche, che non può essere messo in discussione da contingenze".
Opposizioni all'attacco
Ma l'opposizione attacca il governo gialloverde. Secondo l'ex premier Matteo Renzi, "l'approccio del governo italiano con la Francia è incredibile e stupido e la decisione della Repubblica Francese è assolutamente corretta". Mentre il candidato alla segreteria dem, Maurizio Martina, scrive direttamente al presidente francese Emmanuele Macron per spiegare che "tantissimi italiani oggi non si riconoscono negli attacchi ingiustificati e gratuiti dell'attuale governo del nostro paese alla Francia".
Punta il dito contro l'esecutivo M5s-Lega anche Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo e vicepresidente di Forza Italia, che sostiene che la decisione di Parigi di richiamare il suo ambasciatore in Italia è "l'ennesima conferma della folle politica estera di questo governo che dichiara guerra al mondo intero e va a sostenere i violenti, che distruggono e tirano bottiglie molotov contro la polizia".
La Lega non condanna l'iniziativa dell'alleato
Mentre nella maggioranza restano le distanze sul 'caso Venezuela', con la Lega che vorrebbe rilanciare un'apertura maggiore a Guaidó, il partito di via Bellerio - sottolinea una fonte parlamentare - ritiene che, sul fronte transalpino, non ci sia stata alcuna ingerenza da parte del Movimento 5 stelle. L'incontro di Di Maio e Di Battista con esponenti del movimento dei gilet gialli è da inquadrare all'interno della campagna elettorale delle Europee, il ragionamento.
"Noi siamo andati in Polonia, ognuno fa le proprie scelte. Forse sono stati utilizzati modi sbagliati ma nella sostanza non c'è stato da parte di Di Maio alcun dolo", aggiungono le stesse fonti. Ma oltre alla preoccupazione del presidente della Repubblica e della Farnesina che teme conseguenze sul peggioramento dei rapporti tra Roma e Parigi, c'è da registrare anche la preoccupazione del premier Conte perché - ha sottolineato il presidente del Consiglio oggi in Libano - "il rapporto con la Francia non può essere messo in discussione".
Il premier, riferisce una fonte di maggioranza, potrebbe aver lanciato in Consiglio dei Ministri un nuovo appello a Di Maio e Salvini affinché abbassino i toni.