Almeno 67 persone sono state uccise in Etiopia nelle proteste contro il premier nonché recente vincitore del Premio Nobel per la pace Abiy Ahmed, mentre sono in corso anche violenti scontri tra gruppi etnici. Sono circa 55 le persone uccise nei combattimenti tra membri di vari gruppi etnici nella regione di Oromia, come riferito dal capo della polizia regionale Kefyalev Tefera. Le restanti vittime sarebbero state uccise dalla polizia.
Le rivolte sono scoppiate mercoledì nella capitale Addis Abeba e in gran parte della regione di Oromia, dopo che l'oppositore Jawar Mohammed ha accusato le forze di sicurezza di aver pianificato un attentato nei suoi confronti. Sia Abiy che Jawar appartengono al gruppo etnico Oromo. Jawar aveva sostenuto le proteste che alla fine hanno costretto alle dimissioni dell'allora Primo ministro Hailemariam Desalegn, portando Abiy al potere, ma di recente la spaccatura tra i due è scoppiata in modo virulento.
Jawar ha accusato Abiy, proclamato Nobel appena due settimane, di aver sviluppato tendenze autoritarie. Il premier starebbe cercando di intimidire i suoi critici, "compresi alleati molto stretti che lo hanno portato al potere", ha detto Jawar in un'intervista all'Afp. Jawar ha detto che stava prendendo in considerazione una candidatura contro Abiy nelle elezioni generali previste per il prossimo maggio.
Da quando ha assunto la guida del governo nell'aprile 2018, Abiyi ha rotto con le politiche autoritarie dei suoi predecessori: il 43enne ha avviato la liberalizzazione dell'economia, ha liberato prigionieri politici, ha permesso ai gruppi ribelli di tornare nel Paese ed concluso un accordo di pace con con l'Eritrea dopo decenni di conflitti. Abiy viene premiato con il Nobel proprio per aver posto fine al conflitto con la vicina Eritrea e per aver avviato importanti riforme nel suo Paese. La cerimonia del Nobel si terrà il 10 dicembre a Oslo.
Con oltre 100 milioni di abitanti, l'Etiopia è il Paese più popoloso dell'Africa dopo la Nigeria. Nonostante abbia negli ultimi tempi registrato una rapida crescita economica, è ancora uno dei Paesi più poveri del mondo.