Fino a pochi giorni fa non aveva fatto parte del totonomine: per la guida del Parlamento europeo si era pensato a una staffetta fra liberali e verdi, oppure a un incarico a Manfred Weber, a parziale compensazione del siluramento del suo ruolo di “spitzenkandidat” dei Popolari alla Commissione. Durante la conferenza stampa subito dopo la sua elezione, lo stesso David Sassoli ha detto di essere stato “stupito” quando a ridosso della scadenza fissata alle 22 di martedì gli è stata comunicata dai colleghi del gruppo europarlamentare S&D l’intenzione di candidarlo.
In tanti, probabilmente per affetto, hanno scritto che la mia elezione a Presidente del #ParlamentoEuropeo riscatterebbe l'onore dell'Italia.
— David Sassoli (@DavidSassoli) 3 luglio 2019
Ringrazio. Ma l'onore dell'#Italia non dipenderà mai da una singola persona. Dipende dal fatto che siamo un grande, straordinario Paese!
Del resto uno dei suoi punti di forza è considerato da chi lo conosce proprio l’”understatement”, che ha impedito che il suo nome venisse bruciato anzitempo anche se, dicono fonti interne bene informate, che la scelta sarebbe caduta su di lui lo si poteva immaginare già da qualche tempo, almeno da quando si era capito che i 28 avevano deciso di silurare Timmermans come presidente della Commissione concedendo quindi il parlamento ai socialisti. Al voto, però, i socialdemocratici si sono divisi: Sassoli è stato votato da 71 dei 154 eletti S&D, mentre 39 hanno votato contro e gli altri si sono astenuti.
La scelta è ricaduta su di lui, considerato un veterano dopo 10 anni a Strasburgo e 5 da vicepresidente, in quanto esponente della delegazione italiana: per quanto in calo rispetto alla legislatura precedente, quando l’exploit del Pd di Renzi aveva portato in Europa ben 29 eletti, anche in questa gli italiani del gruppo sono 19, solo uno in meno rispetto alla delegazione spagnola.
Proprio italiani e spagnoli hanno reagito in modo netto ai “diktat” di Bruxelles: il “pacchetto nomine” deciso dal Consiglio europeo è stato visto come un’ingerenza nell’attività parlamentare. Prevedeva che per il parlamento fosse eletto il socialista bulgaro Sergej Stanishev, un nome che il gruppo ha deciso di non considerare.
“Oltre a decidere tutto il resto, pretendono anche di indicare il nostro candidato. Non possiamo accettarlo”, dicevano ieri i “frondisti” dei partito socialdemocratico, che hanno tirato fuori dal cilindro il nome di Sassoli. Lo hanno candidato ufficialmente all’ultimo minuto, pochi minuti prima della scadenza, martedì sera, e il giorno dopo è stato eletto al secondo turno con 345 voti, contro i 160 del conservatore ceco Jan Zahradil, i 119 della verde Ska Keller, i 43 della spagnola della Sinistra (Podemos) Sira Rego.
Ecco il risultato della seconda votazione per il presidente del Parlamento europeo
— YouTrend (@you_trend) 3 luglio 2019
- David Sassoli (S&D) 345 ✅
- Ska Keller (Verdi/ALE) 119
- Jan Zahradil (ECR) 160
- Sira Rego (GUE/NGL) 43
Fra gli eurodeputati italiani, lo hanno sicuramente votato i colleghi di partito, mentre gli 8 di Forza Italia nel gruppo Ppe si sono astenuti. I 28 deputati leghisti gli hanno dichiaratamente votato contro, scegliendo il candidato conservatore; i 14 del Movimento 5 Stelle non hanno ufficialmente espresso una preferenza, ma probabilmente hanno tutti votato per lui: anche in questo caso, gli alleati del governo italiano hanno fatto scelte opposte. Sassoli resterà in carica per due anni e mezzo, e poi consegnerà il testimone al popolare Manfred Weber che guiderà il parlamento nella seconda metà della legislatura.