Paul Manafort, l'ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, incontrò Julian Assange nella sede dell'ambasciata dell'Ecuador a Londra dove il fondatore di Wikileaks trovò riparo nel 2012 perché inseguito da accuse di stupro formulate dalla magistratura svedese. Gli incontri, rivela il quotidiano britannico The Guardian, avvennero almeno tre volte: nel 2013, nel 2015 e, soprattutto, nella primavera del 2016, lo stesso periodo in cui ricopriva l'incarico per l'attuale presidente americano e in cui il servizio segreto russo avrebbe hackerato le mail di Hillary Clinton. Per quella operazione il procuratore speciale che indaga sul Russiagate, Robert Mueller, ha incriminato tredici agenti dell'intelligence di Mosca.
Wikileaks dice che è tutto falso
Wikileaks, intanto, contrattacca e con un tweet bolla come falsa l'indiscrezione. "Manafort non ha mai incontrato Assange", afferma invitando il Guardian a scommettere un milione di dollari e la 'testa' del giornalista che ha scritto il pezzo. Si tratta, afferma il tweet, di "un fabbricatore seriale che sta per distruggere la reputazione del giornale".
Remember this day when the Guardian permitted a serial fabricator to totally destroy the paper's reputation. @WikiLeaks is willing to bet the Guardian a million dollars and its editor's head that Manafort never met Assange. https://t.co/R2Qn6rLQjn
— WikiLeaks (@wikileaks) 27 novembre 2018
Anche Manafort nega il suo coinvolgimento
Nei documenti dell'intelligence ecuadoregna a cui ha avuto accesso il Guardian, Manafort appare come uno dei "numerosi ospiti noti" al consolato londinese dove si trova Assange, e nella lista dei visitatori vengono menzionati anche dei "russi". Il quotidiano britannico nel riportare lo scoop dell'incontro Manafort-Assange cita sue fonti ma precisa che non è chiaro il motivo per cui Manafort volesse vedere Assange e di cosa abbiano discusso i due.
L'ultimo incontro, però - si legge su Tgcom24 - finirà sotto la lente del superprocuratore per il Russiagate. Pochi mesi dopo quel colloquio, infatti, Wikileaks diffuse una serie di email dei democratici hackerate dalla Russia. Manafort, il cui avvocato non ha voluto rispondere alle domande poste dal Guardian, sostiene che la notizia sia "al 100% un falso".
Il New York Times: "Ci fu un incontro tra i legali di Trump e quelli di Manafort"
L'ultimo capitolo di questa storia riguarda l'incontro tra i legali Donald Trump e quelli Paul Manafort. Il New York Times ha rivelato che Kevin Downing, avvocato di Manafort, ha conferito e discusso con il team legale di Trump una serie di domande poste al suo assistito dai pubblici ministeri. L'incontro - spiega il quotidiano - è avvenuto il giorno dopo che i pubblici ministeri hanno accusato Manafort di aver violato l’accordo di patteggiamento siglato a settembre con il procuratore speciale Robert Mueller, con il quale si era impegnato a cooperare per le indagini sul Russiagate, in cambio di uno sconto di pena.
Manafort avrebbe, infatti, ripetutamente mentito agli investigatori durante gli interrogatori con il team di Mueller e con l’Fbi. A rivelarlo è stato il New York Times, che ha citato documenti depositati dallo staff di Mueller. L’ex capo della campagna elettorale di Trump, ad agosto era stato condannato per otto capi d’imputazione di frode finanziaria, derivati dalla sua attività di lobbista per l’ex presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovych che svolgeva negli Stati Uniti senza averne informato il dipartimento di Giustizia, e di questo, dopo aver raggiunto l'accordo con Mueller, si era dichiarato colpevole.
Se i giudici lo riterranno colpevole l’accordo con Mueller verrebbe annullato e Manafort rischierebbe una pena più severa. Al momento si parla di non meno di 10 anni di prigione per frode finanziaria e cospirazione per aver ostacolato la giustizia.