Sei giorni dopo la morte di una 15enne, Alexandra, rapita e violentata, il caso - scatenato dalla lentezza con cui la polizia ha reagito alle richieste di aiuto dell'adolescente - ha provocato una crisi politica ai massimi livelli, in Romania.
Si è dimesso il ministro dell'Interno, Nicolae Moga, travolto dalle critiche per come le forze dell'ordine hanno reagito alle richieste di aiuto dell'adolescente, che già nelle mani del 'mostro' era riuscita a telefonare per ben tre volte alla polizia ma non è stata ritrovata in tempo.
Le conseguenze dello scandalo hanno raggiunto il governo socialdemocratico, accusato dal presidente, il conservatore Klaus Iohannis, di aver favorito il "ritardo criminale", con un modello di gestione che favorisce la corruzione dell'amministrazione pubblica. Il capo dello Stato, molto critico con il governo della premier, Viorica Dancila, è arrivato a dire che l'esecutivo è l'"autore morale" del delitto.
Il caso, che secondo molti dimostra l'incapacità di un intero sistema, monta da giorni in Romania e ha scatenato imponenti manifestazioni di protesta. Moga è il terzo esponente delle istituzioni a dimettersi nel giro di una settimana, dopo le dimissioni del capo della polizia, Ioan Buda, e il capo del servizio telecomunicazioni, Ionel Vasilca.
La ragazzina, Alexandra Macesanu, è stata rapita mercoledì scorso da un uomo che l'ha caricata su un'auto mentre faceva l'autostop per tornare a casa. Giovedì è riuscita a contattare la polizia per ben tre volte e a chiedere aiuto. Ma gli investigatori, pur dotati di strumenti rinnovati di recente con milioni di euro, non l'hanno trovata in tempo.
La polizia prima l'ha cercata in tre indirizzi sbagliati; poi quando gli agenti hanno finalmente individuato la casa descritta dall'adolescente, più di dodici ore dopo le sue telefonate, hanno chiesto un mandato di perquisizione e hanno aspettato fino all'alba prima di entrare nella casa.
L'arrestato ha confessato anche un altro omicidio
La stampa romena ha pubblicato stralci di quelle conversazioni in cui gli agenti mostrano un atteggiamento apatico. Domenica è stato arrestato a Caracal un 65enne, Gheorghe Dinca, che prima ha negato, poi ha ammesso di aver ucciso la quindicenne, ma anche un'altra ragazza, sparita nell'aprile scorso, Luiza Melencu, e su cui nessuno aveva indagato a fondo.
La polizia lo collega anche a un altro crimine, commesso nel 2015, quando una 17enne fu violentata e decapitata a Cracovia, vicina Caracal. Negli ultimi giorni sono già stati licenziati tre capi di polizia della regione e altri 8 sono stati messi sotto inchiesta.
Il caso mette sotto accusa il governo, autore di una riforma penale molto criticata anche da Bruxelles. Durante il fine settimana, la premier ha cercato di spostare il dibattito sul campo giudiziario, proponendo un referendum per l'introduzione dell'"ergastolo o della castrazione chimica" a "assassini, stupratori e pedofili".
Adesso la crisi ha precipitato le dimissioni del ministro dell'Interno, in carica dalla settimana scorsa dopo la sostituzione di Carmen Dan, contestato per la violenta repressione delle manifestazioni anti-governative dello scorso anno. Sabato migliaia di persone erano scese in piazza a Bucarest, protestando dinanzi al ministero dell'Interno, al grido di 'Dimissioni, Dimissioni'.
Le manifestazioni sono simili a quelli che finirono per rovesciare il governo socialdemocratico di Victor Ponta, nel novembre 2015, perché 64 persone erano morte in un incendio in una discoteca di Bucarest, in cui mancavano le più elementari condizioni di sicurezza.