Nessuna firma, "che non era prevista", ma un pre-accordo che coinvolge "tre o quattro Paesi" e che l'Italia spera possa allargarsi in futuro anche ad altri partner. Il Consiglio Affari Interni di Lussemburgo, che doveva suggellare l'intesa di Malta sulla redistribuzione dei migranti salvati in mare e sbarcati nei porti italiani, si conclude senza decisioni e in maniera interlocutoria. Gli ulteriori passaggi, ovvero l'adesione di un maggior numero di paesi al meccanismo di redistribuzione dei migranti, è rinviato ai prossimi mesi e non è ancora chiaro se il tema sarà inserito nell'agenda del Consiglio europeo di dicembre, visto che quello di ottobre sarà quasi interamente dedicato alla Brexit.
Chi ha detto sì e chi no
I paesi che al momento hanno detto sì con certezza allo 'schema-Malta', oltre ai quattro promotori dell'iniziativa, sono Portogallo, Irlanda e Lussemburgo, mentre resta il 'no' secco dei Visegrad che potrebbero però fornire assistenza di tipo logistico e finanziario. Spagna e Grecia apprezzano la 'filosofia' dell'acocrdo ma restano fuori dal meccanismo perché alle prese con gli sbarchi di casa loro, l'Austria è contraria, il Belgio senza governo e dunque senza una posizione chiara.
"Solo tre o quattro paesi hanno dato disponibilità - conferma la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese al suo esordio assoluto in Consiglio Ue - ma dobbiamo operare perché l'accordo abbia una valenza su altri paesi". Secondo Lamorgese comunque il meccanismo può partire già da subito, "perché non c'è un numero minimo di Paesi aderenti per iniziare".
"Oggi qui c'era la presentazione di un progetto messo a punto a Malta, abbiamo trovato paesi che immediatamente hanno dato la loro condivisione e disponibilità, altri hanno espresso un parere positivo ma hanno detto che altri aspetti dovranno essere verificati in riunioni tecniche. È un percorso che richiede degli approfondimenti, siamo fiduciosi". Oggi non era prevista una firma, precisa la titolare del Viminale, ma "semplicemente una presentazione di un progetto che abbiamo messo a punto a Malta".
La clausola tedesca
Un pre-accordo, insomma, che dovrà essere riempito di contenuti e soprattutto di adesioni. Resta confermata la momentanea volontarietà delle redistribuzioni, che diventerà obbligatoria solo dopo che tutti i paesi che intendono aderire all'iniziativa avranno dato la loro disponibilità. Confermato anche che lo 'schema-Malta' funzionerà solo in caso di numeri limitati di sbarchi. Lo dice il ministro tedesco Horst Seehofer, sottolineando che una clausola dell'accordo prevede che l'eventuale meccanismo temporaneo di ricollocamento dei migranti salvati in mare sarà condiviso solo se gli sbarchi saranno nell'ordine delle centinaia, "ma se diventassero migliaia, possiamo dichiarare terminato il meccanismo di emergenza".
Parole confermate dalla stessa Lamorgese che ricorda come la clausola sia stata già messa nero su bianco a La Valletta: L'accordo prevede come condizione che il numero di sbarchi sia limitato "e per adesso è così", dice ancora il Ministro dell'Interno. Che l'accordo regge solo se i numeri di arrivi rimangono bassi "c'è già scritto", ripete. "Speriamo che rimangano così. Oggi ci sono numeri che sono abbastanza limitati e quindi possiamo ancora ragionare".
Che il numero di sbarchi nel Mediterraneo centrale sia a livelli contenuti rispetto agli arrivi in Grecia, (Atene sconta anche i flussi in aumento dalla Turchia) lo conferma il commissario Ue all'Immigrazione, Dimnitri Avramopoulos, al suo ultimo Consiglio Ue da commissario: "La situazione del Mediterraneo orientale, è preoccupante - dice- ma sulla rotta del Mediterraneo centrale, gli arrivi sono ridotti e devono restare tali".