In Perù, in un promontorio non distante dall’oceano Pacifico, sono stati ritrovati i resti di oltre 140 bambini uccisi più di 500 anni fa. L’ipotesi più attendibile è che ci si possa trovare davanti al più grande sacrificio umano, compiuto nei confronti di minori, del mondo. La notizia è stata data in esclusiva da National Geographic che sta seguendo il lavoro d’indagine, in un sito chiamato Huanchaquito-Las Llamas, portato avanti da un team internazionale guidato da Gabriel Prieto dell'Università del Trujillo e da Giovanni Verano dell'Università di Tulane e sovvenzionato dalla National Geographic Society.
La ricostruzione del macabro evento
Secondo le prime dichiarazioni, il sacrificio sarebbe stato opera di una civiltà precolombiana chiamata Chimù che, prima dell’arrivo degli spagnoli e della colonizzazione europea, si divideva il territorio con l’altro grande impero esistente, quello degli Incas. Entrambi questi popoli non erano estranei a riti in cui venivano sacrificati uomini, bambini e animali. In questo caso, accanto alle ossa umane, sono stati infatti trovati i resti di quelli che potrebbero 200 giovani lama.
Sui teschi dei bambini è stata osservata la presenza di tracce di un pigmento rosso ottenuto dal solfuro di mercurio. Questa sarebbe una delle prove che ha portato gli archeologi a parlare di sacrificio umano visto che quel pigmento veniva usato in cerimonie di quel tipo. Altri segni comuni, riscontati su alcune ossa come costole e sterno, fanno pensare a squarci fatti nel petto delle vittime. Un’operazione volta, probabilmente, a rimuovere il cuore dalla cassa toracica.
L’età dei bambini e la storia degli scavi
Il sito si trova non distante da uno dei principali siti peruviani riconosciuti come patrimonio dell’umanità dall’UNESCO: quello di Chan Chan (nelle foto qui sopra). Il luogo rappresenta l’antico centro amministrativo della civiltà Chimú, centro nevralgico della vita e della società del popolo sudamericano. Non si tratta, inoltre, di una scoperta fatta negli ultimi giorni ma dei risultati di un lavoro iniziato sette anni fa, quando i resti di 42 bambini e 76 lama vennero ritrovati vicini a un tempio antichissimo. Gli scavi, portati avanti fino al 2016, hanno portato alla luce anche una serie di oggetti, come tessuti e corde, che hanno permesso di ipotizzare una data grazie all’analisi con il carbonio-14.
Il sacrificio sarebbe così avvenuto tra il 1400 e il 1450. I 140 bambini avevano un’età compresa tra i cinque e i quattordici anni, con una incidenza maggiore per quelli tra gli otto e i dodici anni. Quasi tutti sono stati sepolti verso ovest, verso il mare. I lama, invece, erano per lo più esemplari in via di sviluppo, tutti con un’età inferiore ai 18 mesi. In questo caso la sepoltura è stata fatta affinché i resti guardassero verso le vette delle Ande.
Un unico, grande, sacrificio
Il team di archeologici, inoltre, ritiene che i sacrificio sia avvenuto durante un unico rito. Un’ipotesi che trova fondamento a partire dal ritrovamento di orme e impronte sopra uno strato di fango che ricopriva il luogo in cui si è svolto il rituale. Sono impronte lasciate da calzature indossate durante il rito e dai piedi scalzi dei bambini. Oltre a orme compatibili con quelle lasciate da animali come lama e cani. Non si parla solo di marce ordinate ma anche di trascinamenti dovuti probabilmente all’uso della forza. Accanto agli scheletri dei minori, infine, gli archeologi hanno annunciato la presenza dei resti di tre adulti - un uomo e due donne - che presentavano segni di trauma all’altezza della testa, forse causati dall’uso di oggetti contundenti. È probabile che i tre abbiano avuto un ruolo all’interno del rito e che poi, per qualche motivo, siano stati uccisi e uniti alle altre vittime. Ora, il vero arcano, è cercare di capire quali sono i motivi che hanno spinto la civiltà precolombiana a compiere un gesto di quelle dimensioni e di quella violenza.