Un simbolo della nazione. Un re bambino. Un esiliato. Queste e forse altre cose è stato Michele di Hohenzollern-Sigmaringen, o semplicemente Regele Mihai I, nato il 25 ottobre 1921. Morto dopo una lunghissima vita - 96 anni - e una lunga malattia - un anno e mezzo - oggi alle ore 13 in punto (come informa un comunicato della Real Casa) nella sua residenza privata di Aubonne in Svizzera.
Dopo un esilio che durante il regime comunista di Ceausescu si prevedeva senza termine, e che invece per l'imprevedibilità della Storia terminò, Michele I poté tornare nel suo Paese ed è nel suo Paese, secondo l'antico rituale ortodosso, che saranno tributati gli estremi onori all'ex monarca che tuttavia godeva, nell'attuale Romania, del corrente appellativo di "re".
Da mercoledì 6 dicembre e per quaranta giorni i suoi ex sudditi potranno depositare fiori e biglietti di condoglianze all'entrata principale del Palazzo Reale, nella storica strada bucarestina di Calea Victoriei, o al Castello di Peles o a Palazzo Elisabetta, l'edificio degli anni Trenta dove alla fine del 1947 re Michele fu costretto ad abdicare e di cui riprese possesso al ritorno in Romania, scegliendolo per residenza privata.
La ruota del trono
Che vita. Potrebbe essere riassunta, con tutte le sue contraddizioni, nelle onorificenze che fregiarono Michele e che porta con sé nella tomba: Croce di Ferro di I classe della Germania nazista; Ordine della Vittoria dell'Unione Sovietica; Comandante in capo della Legion of Merit degli Stati Uniti; Cavaliere della Santissima Annunziata e dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (dai Savoia). Decorato da Hitler, Vittorio Emanuele III, Stalin e Roosevelt.
Una vita singolare sin dall'infanzia, quando gli accade di ascendere al trono a sei anni (sotto tutela di uno zio reggente e di un patriarca ortodosso) perché il padre Carlo rinuncia alla corona per amore di un'avventuriera, Magda Lupescu. Meno di tre anni dopo, diventata insostenibile per il Paese la reggenza, il trono viene tolto al bambino col richiamo in patria di Carlo II, che diventa re mentre Michele torna a essere, semplicemente, il principe ereditario. Non ha compiuto dieci anni e già è protagonista di una vicenda inverosimile. Pare un gioco, ma a parti invertite: a farlo sono i grandi, non il bambino.
Non è finita. Nel 1940 la ruota della Storia inverte nuovamente le parti: un colpo di Stato del premier filotedesco Ion Antonescu rovescia Carlo e sul trono ritorna Michele. Si è consumata intanto una delle stagioni più cruente della storia romena, cui s'intreccia la vicenda del Movimento Legionario di Corneliu Z. Codreanu: decimato fra il '38 e il '39 con l'appoggio di Carlo e della favorita Magda, ma poi - girando la ruota - artefice di una vendetta sui persecutori con il sostegno di Antonescu. Dal settembre '40 all'agosto '44, col suo governo, re Michele rimane al fianco della Germania, finché mutando le sorti del conflitto scalzerà Antonescu con un colpo di Stato e la sigla dell'armistizio con gli Alleati.
Quando i sovietici entreranno in Romania, imporranno un governo succube di Mosca che finirà per instaurare, nel '47, la dittatura del proletariato e portare all'abdicazione del re.
Ion Antonescu
La caduta e il ritorno
L'esilio di Michele I sarebbe terminato solo tre anni dopo la caduta del regime di Ceasescu in quel repentino dramma di Natale '89, e dopo alcuni tentativi che all'inizio non risultarono graditi al nuovo corso e al presidente della Repubblica Ion Iliescu, poi s'integrarono col percorso del Paese verso l'Europa e l'Unione Europea.
Oggi la Romania sembra alquanto pacificata con la Storia, quantomeno con la sua. Il governo ha disposto tre giorni di lutto nazionale per la morte di Michele. Sentito dall'AGI l'ambasciatore romeno in Italia, George Bologan, ha dichiarato che “con la morte del Re Michele I, avvenuta in un contesto europeo e internazionale pieno di sfide, torniamo a riflettere ancora più intensamente sul valore della democrazia, della libertà e della dignità nazionale, di cui è stato simbolo. Il lavoro di Sua Maestà per la promozione dell’adesione della Romania alla NATO e all’Unione Europea e la devozione con cui ha promosso gli interessi nazionali, nonostante i tempi difficili che ha vissuto, hanno consolidato il percorso internazionale del nostro paese. Per il popolo romeno, Re Michele I rimane un esempio di dignità, generosità e sentita dedizione rispetto ai valori culturali romeni e un punto di riferimento per le generazioni attuali e future”.
Il corpo del re sarà traslato e deposto nella Hall d’Onore del Castello Peles a Sinaia, poi per due giorni nella Sala del Trono, al Palazzo Reale di Bucarest.
La messa del funerale avrà luogo nella Cattedrale Patriarcale dei Santi Costantino ed Elena di Bucarest e Michele sarà sepolto a Curtea de Arges, nella Nuova Cattedrale Reale (Noua Catedrala Arhiepiscopala si Regala de la Curtea de Arges), secondo le tradizioni.