L’eco delle proteste di Hong Kong si fa sentire a Macao. Ma la classe politica, sebbene abbia previsto e messo in atto delle misure di prevenzione dei disordini, può dormire sonni abbastanza tranquilli perché difficilmente nell’ex colonia portoghese attecchirà il seme del dissenso di Hong Kong.
La sera del 19 agosto, riporta l’Economist, le autorità hanno schierato una decina di poliziotti lungo Senato Square: la frequentatissima piazza centrale di Macao. Gli agenti hanno fermato giovani vestiti di nero o di bianco e hanno preso loro le generalità, ma pochi sono stati portati via per un interrogatorio. Giorni prima era circolato sul web un appello per un raduno di solidarietà nei confronti dei manifestanti anti-governativi di Hong Kong.
Insieme al “Porto profumato”, Macao è l’altra regione amministrativa speciale della Cina. Colonia portoghese dal 1887 al 1999, la penisola è tornata sotto la giurisdizione cinese secondo il principio di “Una Cina, due sistemi”, che regola i rapporti tra Pechino, Macao e Hong Kong. In pratica, questa politica riconosce alle due ex colonie straniere autonomia per quanto riguarda il sistema giuridico, il sistema monetario, la politica doganale e la politica d’immigrazione, mentre per la difesa e gli affari esteri dipendono da Pechino.
Tuttavia, al contrario di Hong Kong, il modello politico di Macao è imperfetto. Solo 14 dei 33 legislatori che compongono l’Assemblea legislativa sono direttamente eletti dal popolo, gli altri sono espressione di interessi economici e politici. Lo stesso capo dell’esecutivo (oggi Fernando Chui Sai On) “viene eletto ogni 5 anni da 400 pezzi grossi”, sottolinea l’Economist.
Ma c’è un altro elemento che rende improbabile che nella penisola si diffonda un sentimento anti-cinese. Con soli 600 mila abitanti l’economia di Macao dipende fortemente dal denaro e dal turismo proveniente dalla Cina continentale. E la piccola forza politica è leale al partito comunista cinese.
Sebbene la Costituzione difenda il diritto di assemblea, di pensiero e di parola, Macao dispone di diversi strumenti per spegnere il dissenso, che Hong Kong né ha, né vuole avere. Il Pil pro-capite è tra i più alti al mondo e parte della ricchezza che deriva dai numerosi casinò il governo la distribuisce ogni anno agli abitanti. Il welfare è migliore di quello di Hong Kong e i prezzi delle case sono più abbordabili.
“Le giovani generazioni stanno acquisendo una certa coscienza politica, ma le persone, a Macao, sono perlopiù apolitiche e pragmatiche”, spiega Sonny Lo della Hong Kong University. Le elezioni del 2017 hanno portato nuovi volti in legislatura. Tra questi c’è Solo Sou, 26 anni, leader pro-democrazia. Ma nonostante il consenso ricevuto, il blocco della forza politica pro-democrazia non ha superato un quarto dei consensi. Più o meno come nelle precedenti elezioni.