Donald Trump la chiama, per deriderla, Pocahontas, per via del suo avere qualche stilla di sangue nativo americano nelle vene. Oggi Elizabeth Warren lancia la sua candidatura alla Casa Bianca per il 2020. La 69enne senatrice, esponente liberal dei democratici, ha annunciato in un video di quattro minuti e mezzo e in una serie di mail ai suoi sostenitori, la formazione di un comitato esplorativo per analizzare la sua possibile candidatura, un passo che solitamente precede un annuncio ufficiale. Nel video Warren si rivolge soprattutto alla classe media in un messaggio di 'populismo economico'.
“Contro chi ha comprato il governo”
"La classe media Usa, le famiglie americane, sono sotto attacco", "se ci organizziamo insieme e lottiamo insieme, possiamo vincere e vinceremo", dice la senatrice del Massachussetts nota per le sue posizioni anti Wall Street e prima dem di spicco ad uscire allo scoperto. Nel video la Warren punta il dito contro i "miliardari e le società giganti che credono di potere dettare le regole del gioco" e che hanno "comprato" il governo.
"La corruzione sta avvelenando la nostra democrazia", dice Warren nel video mentre scorrono le immagini dei leader repubblicani. "I politici guardano dall'altra parte, mentre le grandi compagnie assicurative negano ai pazienti una assicurazione salva-vita, mentre le grandi banche rapinano i consumatori e mentre le grandi compagnie petrolifere distruggono questo pianeta".
La rivoluzione inizia a Boston
Nel video, che inizia con il ricordo di una infanzia difficile in Oklahoma (sua madre ottenne un lavoro al minimo salariale dopo che suo padre fu colpito da infarto) ci sono molteplici cenni alle disuguaglianze razziali. Warren sottolinea come le famiglie di colore affrontino "un percorso più ripido e reso ancora più difficile dalle discriminazioni tramandate da generazioni". Con il lancio del comitato esplorativo, sottolinea la Cnn, Warren potrà cercare in giro per gli Usa i fondi per la campagna, sottolinea la Cnn. I membri del suo staff sono già alla ricerca di spazi per uffici elettorali nell'area di Boston, la città che diventerà presumibilmente il quartier generale della sua campagna presidenziale.
Il Presidente non ama Pocahontas
La diatriba con Donald Trump viene da lontano, dall’aprile del 2017, quando durante l'assemblea annuale della lobby delle armi Nra (National Rifle Association) il Presidente degli Stati Uniti si riferì chiamando la senatrice con il nome della principessa pellerossa innamorata di John Smith. Il 27 novembre dello stesso anno, in una cerimonia per onorare i pochi sopravvissuti tra i cosiddetti "code talkers", i 'nativi americani' impiegati nella II Guerra Mondiale nel Pacifico per comunicare via radio tra le diverse unità dell'esercito, impedendo ai giapponesi di decrittare la loro lingua che cambia da tribù a tribù, Trump li elogiò e poi, pensando di fare una battuta scherzosa, rivolto ai due anziani Navajo presenti alla Casa Bianca, disse: "Vi ringrazio perché siete persone molto speciali benché noi abbiamo un rappresentante al Congresso che è qui da lungo tempo.... più a lungo di voi, loro (i democratici, ndr) la chiamano la loro Pocahontas". Battuta accolta nel gelo dei presenti, la maggioranza nativi americani.