Victor Lance Vescovo, americano classe 1966, è un ufficiale della marina in pensione con la passione per le esplorazioni sottomarine che qualche giorno fa è entrato ufficialmente nella storia per essersi calato dentro la Fossa delle Marianne, il punto più profondo dell’Oceano Pacifico, ed essere andato più giù di qualsiasi altro essere umano prima di lui: 10.927 metri, per l’esattezza, 11 in più dei suoi predecessori: il tenente della Marina statunitense Don Walsh nel 1960 assieme all’ingegnere svizzero Jacques Piccard, in una nave prodotta in Italia chiamata batiscafo Trieste e poi il regista James Cameron che il 26 marzo del 2012 ha raggiunto il fondo della fossa in solitaria.
Tornato a galla Vescovo ha subito dichiarato alla BBC: “È quasi indescrivibile come tutti noi siamo eccitati nel realizzare ciò che abbiamo appena fatto”. Chiaramente Vescovo ha riportato in superfice anche la testimonianza di ciò che ha avuto modo di scorgere sul fondale più estremo dell’Oceano, specie di crostacei mai viste prima simili a gamberetti, una creatura definita “verme a cucchiaio” lunga circa sette metri e poi rocce dai colori vivaci, probabilmente, dice, creati dai microbi sul fondo del mare.
E infine la triste conferma di quanto già ampiamente documentato dalle sonde che più volte sono state spedite a certe profondità: plastica. Gli scienziati ora vogliono capire, analizzando le specie animali riportate sulla terra ferma se anche dentro di loro, come già riscontrato nelle razze di pesci che abitano a meno profondità, si trovano residui di microplastiche, il che, inutile specificarlo, significherebbe che il danno provocato dall’essere umano è davvero arrivato ovunque, più avanti (in basso in questo caso) di dove lo stesso essere umano si sia mai abituato ad arrivare.