Per gli Stati Uniti è la prova inoppugnabile della responsabilità dell'Iran nell'attacco alle due petroliere finite in fiamme nel golfo dell'Oman. C'è invece chi lo considera una nuova "provetta di Colin Powell", paragonandolo alle false prove con cui l'amministrazione Bush accusò Saddam Hussein di avere armi di distruzione di massa per giustificare l'invasione dell'Iraq.
Il video diffuso dalla Marina Usa che mostrerebbe, secondo Washington, un membro dei pasdaran iraniani che rimuove una mina magnetica inesplosa (in inglese "limpet mine", ovvero "mina patella") dallo scafo di una delle petroliere, la giapponese Kokuka Courageous, appare autentico, secondo un'analisi del New York Times, ma non per questo conferma la versione dei fatti della Casa Bianca. Versione dei fatti peraltro smentita dallo stesso armatore della Kokuka, il quale ha riferito che la nave è stata colpita da "oggetti volanti", bollando come "false" le ricostruzioni che hanno parlato di mine o siluri.
Colpisce inoltre la coincidenza dell'attacco a un'imbarcazione di proprietà nipponica con la visita a Teheran del capo del governo di Tokyo, Shinzo Abe, che ha incontrato il presidente della Repubblica islamica, Hassan Rohani, per provare a mediare con Washington. Alcuni analisti sostengono che frange dei Guardiani della Rivoluzione ostili a Rohani abbiano inscenato l'attacco per costringerlo a sposare una linea meno diplomatica. Una ricostruzione tutt'altro che da scartare ma che comunque non consentirebbe a Washington di puntare il dito direttamente contro il governo persiano.
Dall'analisi del New York Times risulta che la nave raffigurata nel video, girato da un drone, è proprio la Kokuka e che il pattugliatore che la avvicina, dal quale si erge poi un uomo per rimuovere un oggetto dallo scafo, sembra dello stesso modello di quelli in dotazione ai pasdaran, a partire dal simbolo presente sulla prua. I dubbi sorgono sull'identità dell'oggetto rimosso.
La marina Usa ha diffuso un'immagine della Kokuka che mostra da un lato il buco provocato nello scafo dall'esplosione di una mina e dall'altro un oggetto indicato come la mina patella poi rimossa da un uomo a bordo del pattugliatore. È quindi l'esplosione della prima mina ad aver provocato l'incendio? Così afferma Washington. Ma, a prescindere dalla diversa versione dei fatti fornita dall'equipaggio, c'è più di un punto che non torna.
In primo luogo le mine patella hanno di solito una carica esplosiva limitata. Adottati a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, questi ordigni vengono utilizzati per bloccare una nave senza causare gravi danni. La questione principale è però che tali mine vengono piazzate da sommozzatori nella parte dello scafo che si trova sott'acqua, non sopra. Il motivo è che l'energia dell'esplosione si propaga dove incontra meno resistenza. Senza la pressione dell'acqua, l'onda d'urto si propaga quindi per lo più all'esterno, e non contro lo scafo, producendo perciò pochi danni.
Pur ammettendo che i Guardiani della Rivoluzione volessero compiere un gesto dimostrativo, appare quindi difficile che una mina patella, per di più piazzata sopra il piano di galleggiamento, produca un incendio come quello che ha investito la Kokuka.
Le mine patella, inoltre, vengono solitamente piazzate su navi all'ancora o attraccate, come nel caso delle petroliere saudite sabotate il mese scorso nel Golfo Persico. Farle aderire a navi in movimento, come le due petroliere attaccate tre giorni fa, è un'operazione molto più complicata. Certo, se delle mine magnetiche sono state attaccate allo scafo di una nave in movimento da un pattugliatore, e non da sommozzatori, ciò spiegherebbe perché siano state messe fuori dall'acqua e non sulla carena. Si tratterebbe però di un'operazione piuttosto raffazzonata per forze armate competenti come quelle iraniane.
A suscitare i maggiori dubbi è infine che un pattugliatore affollato si sia avvicinato alla petroliera e un uomo abbia rimosso manualmente la mina circondato dai compagni. Si tratta infatti di un'operazione estremamente pericolosa anche nell'ipotesi che l'ordigno non contenesse il dispositivo, spesso presente nelle mine patella, che causa l'immediata detonazione in caso di tentata rimozione. In questi casi, per minimizzare i danni in caso di esplosione, viene inviato un numero molto limitato di persone, lo stretto necessario per l'operazione, non un pattugliatore affollato come quello che si vede nel video.